Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello presentato dal titolare del Bar Helsinki contro il comune di Bisceglie per l’annullamento della decadenza dell’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico per la struttura esterna al Bar. L’intricata questione giudiziaria tra la proprietà del Bar Helsinki e il comune di Bisceglie è iniziata nell’aprile 2016 quando l’allora sindaco Spina annuncio il provvedimento di revoca dell’autorizzazione. Il 31 agosto 2016 arrivò anche il provvedimento di decadenza dell’occupazione di suolo pubblico.
Il titolare del Bar, nel novembre 2016, aveva presentato ricorso al Tar di Bari contro il provvedimento di decadenza dell’autorizzazione adottato dal comune di Bisceglie. Il tribunale amministrativo, dopo aver esaminato i fatti. ha rigettato il ricorso sottolineando la presenza delle difformità rispetto a quanto autorizzato: “difformità del manufatto in tema di distanze, altezza e scavo abusivo della sede stradale e della sua contrarietà alle previsioni del codice della strada sull’occupazione dei marciapiedi”. Altra cosa contestata dai legali del Bar Helsinki era l’avvio della procedura di revoca dell’autorizzazione quasi contemporaneamente a quello di decadenza, su questo punto il Tar si era espresso dicendo che “i due procedimenti sono tutto autonomi con distinte finalità e casualmente paralleli, quindi compatibili nel loro avviamento”.
Il Bar Helsinki ha quindi presentato, nel gennaio 2018, ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Puglia. L’ultimo grado di giustizia amministrativa si è espresso, lo scorso 4 luglio, in linea con quanto già pronunciato dal Tar. In primo luogo il Consiglio di Stato ha sottolineato come: “dall’ampia documentazione versata in atti emerge che gli spazi di rispetto per l’area data in concessione risultavano pacificamente superati”. Il consiglio di Stato ha respinto anche la censura riguardo l’avvio di due procedimenti paralleli da parte del comune, quello di revoca e decadenza dell’autorizzazione, in quanto: “i presupposti e le ragioni che giustificano il provvedimento di decadenza impugnato con il ricorso introduttivo legittimano in ogni caso il comportamento della pubblica amministrazione ed il provvedimento impugnato”. Il Bar Helsinki aveva inoltre contestato come tutte le difformità emerse erano “irrilevanti e facilmente rimovibili”, di fatti l’appellante aveva anche evidenziato come i pannelli di vetro a copertura della struttura esterna erano stati rimossi dopo la contestazione. Su questo punto il Consiglio di Stato ha rilevato che “la struttura era autorizzata al posizionamento di pannelli in vetro per l’intero perimetro con un’altezza massima di un metro, laddove nel sopralluogo di cui alla nota della polizia municipale dell’11 maggio 2016 gli stessi risultavano sul lato della via Sonnino “a tutta altezza”, quindi pari all’intero manufatto e nella parete pari a metri 2,45”. Infine il Bar Helsinki aveva contestato anche una presunta “incomprensibilità della normativa applicata e l’oscurità sui presupposti di fatto del provvedimento, come ad esempio le difformità dell’opera”, cosa del tutto non verificata dal Consiglio di Stato che ha sottolineato come “la dichiarazione di decadenza dall’occupazione di suolo pubblico risulta estremamente dettagliata nell’elencare pedissequamente le difformità del manufatto rispetto a quanto concesso”.
Il Consiglio di Stato ha quindi respinto l’appello del Bar Helsinki e condannato l’appellante al pagamento delle spese legali per l’attuale grado di giudizio.