“Normalmente si è abituati a discutere di quanto l’ambiente blocchi lo sviluppo e il lavoro o viceversa di quanto la crescita e lo sviluppo danneggino l’ambiente. Ormai, invece, è nella realtà delle cose che ambiente e sviluppo non siano più in contrapposizione ma trovino sinergia e coesione, il che non solo è possibile ma è l’unica via virtuosa per uscire dalla crisi”. Da qui è partita Silvia Velo, sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, nel suo intervento al confronto intitolato “Oltre la crisi: edilizia sostenibile, ambiente e politiche del territorio”, tenutosi nella serata di ieri alle Vecchie Segherie Mastrototaro, cui hanno partecipato il presidente della Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati, Francesco Boccia, l’assessore regionale alla pianificazione territoriale, Annamaria Curcuruto, e il presidente Confindustria Bari-Bat, Domenico De Bartolomeo.
“Quello dell’edilizia è il settore in cui il connubio sviluppo-ambiente si realizza in maniera più facile, diretta ed evidente”, ha aggiunto Silvia Velo dinanzi ad una folta platea di imprenditori del settore, esponenti di associazioni di categoria e opinion leader. “L’efficientamento energetico degli edifici è la chiave di volta per far ripartire in maniera sostenibile, e quindi l’unica possibile, l’edilizia nel nostro paese. In questo modo si può ridurre l’emissione di CO2 molto di più di quanto si possa fare attraverso le energie rinnovabili. Gli incentivi costano di meno e producono di più. E peraltro Il settore dell’efficientamento non è delocalizzato a differenza di quello delle rinnovabili, in cui il nostro paese ha speso miliardi negli ultimi anni ma non ha condizionato gli incentivi alla creazione di una filiera produttiva. Abbiamo quindi incentivato pannelli fotovoltaici di aziende che compravano in Germania, Corea e Cina. Con l’efficientamento energetico non corriamo questo rischio perché quella dell’edilizia è una filiera non delocalizzata e dotata di know how invidiabile (per esempio in Italia siamo leader nella produzione di pompe di calore)”, ha sottolineato in chiusura il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente. La sua chiosa è chiara: “Si può far ripartire il settore trainante dell’economia attraverso la riduzione di CO2 e del consumo energetico”.
Di riduzione di CO2 ha parlato anche Francesco Boccia: “Le politiche nazionali per l’efficienza energetica hanno consentito un graduale risparmio di importazione di petrolio e gas che inizia ora a dare i suoi frutti più evidenti. Siamo ad almeno 2 miliardi di minori importazioni di gas e petrolio all’anno e abbiamo evitato, secondo le valutazioni fatte da Enea, almeno 18 milioni di tonnellate di produzione di CO2. Gli ecobonus hanno toccato oltre 2 milioni di famiglie che hanno investito almeno 22 miliardi di euro per riqualificare energeticamente le abitazioni degli italiani negli ultimi 7 anni”. E il presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, pungolato da Vincenzo Rutigliano, giornalista de “Il Sole 24 Ore” che ha moderato l’incontro, ha parlato anche di Mezzogiorno e lo ha fatto a viso aperto. “Quando in passato abbiamo investito per l’alta velocità Milano-Torino, Milano-Bologna, Firenze-Roma, Bologna-Firenze non ho sentito i dibattiti sull’impatto economico che sento oggi nel paese quando si parla della Bari-Napoli”, ha fatto notare il parlamentare biscegliese. “Al sud i grandi investimenti devono essere connessi alle grandi infrastrutture legate ai trasporti e ad internet veloce. Nel dopoguerra l’autostrada del Sole fu il simbolo dell’unità d’Italia. Oggi l’unità d’Italia potrebbe ripartire dall’autostrada della rete. La proposta è che le risorse pubbliche sulla fibra ultraveloce siano cominciate a spendere dalla Calabria”. “Quella sul Mezzogiorno è una scommessa seria. Tra l’altro non possiamo più nasconderci visto che tutte le regioni meridionali sono governate dal Partito Democratico, come mai è successo nella storia della repubblica italiana”, ha concluso Francesco Boccia. “Se tra quattro-cinque anni i numeri non ci daranno ragione ce ne dovremo assumere le responsabilità. La sfida è fare in modo che al Sud le risorse siano stanziate su diritti automatici: l’azienda assume? Investe in macchinari e ricerca? Lo Stato contribuisce. Senza necessità di chiedere”.
Annamaria Curcuruto si è soffermata sulla necessità di “stimolare i comuni ad adeguare i lori strumenti urbanistici in linea di massima molto vecchi. Abbiamo ancora una quarantina di comuni in Puglia fermi a 40 anni fa. C’è una grande difficoltà a rinnovare gli strumenti urbanistici, bisogna fare passi avanti sulla semplificazione”. E sui finanziamenti europei e nazionali: “Sono per la concentrazione degli investimenti e non per la dispersione, che a volte ha funzione di visibilità e pace politica. È chiaro che convenga finanziare grandi infrastrutture che implicano la riqualificazione di tutto quello che trovano lungo il tragitto piuttosto che fare una serie di opere slegate fra loro”, ha commentato l’assessore regionale alla pianificazione territoriale, con un precisazione. “Fermo restando però che la Puglia non è solo formata da città grandi, anzi l’economia del territorio pugliese è fatta tantissimo dalle piccole realtà. Per questo sto esortando i comuni a raggrupparsi in progetti per essere oggetto di attenzioni e ambire a finanziamenti”.
Anche Domenico De Bartolomeo ha parlato di burocrazia e semplificazione, partendo da una coraggiosa autocritica. “Al netto di tutto quello che abbiamo sbagliato in passato come costruttori, deturpando parte del territorio e sfruttandolo in maniera non proprio corretta, abbiamo una situazione di emergenza ambientale, partendo dal dissesto idrogeologico, che va affrontata con i finanziamenti pubblici. Per quanto concerne la burocrazia, che io chiamo ‘lentocrazia’, dico che siamo ancora in una situazione di grande difficoltà. Da un lato abbiamo definito il concetto per cui in un prossimo futuro si debba tendere consumo di suolo zero, implicando quindi complesse operazioni di riqualificazione e rigenerazione della città consolidata. Dall’altro questo diventa molto complesso quando bisogna avere a che fare con molteplici strumenti, come per esempio Via, Vas, Pptr e vari regolamenti edilizi diversi tra città. Da questo punto di vista la semplificazione è ancora a zero”, ha rimarcato il presidente Confindustria Bari-Bat.
L’incontro è stato preceduto da un altro dibattito, sempre in tema di edilizia sostenibile e politiche territoriali per la tutela dell’ambiente, cui hanno preso parte i consiglieri regionali Ruggiero Mennea (presidente del Comitato permanente di Protezione Civile) e Filippo Caracciolo (presidente della Commissione regionale ambiente), Roberta Rigante, segretario del Pd biscegliese, e Angelantonio Angarano, capogruppo democratico al consiglio comunale.