La figura dell’“infermiere di processo”, a partire da sabato 2 novembre, entrerà in attività anche nei Pronto Soccorso del Bonomo di Andria, diretto dal dott. Ernesto La Salvia, e del Vittorio Emanuele II di Bisceglie, diretto dal dott. Donato Iacobone. Sarà presente dal lunedì al sabato dalle ore 8 alle ore 20.

Per valutare, inoltre, l’efficacia del progetto sono stati sottoposti ai pazienti ed ai familiari dei questionari anonimi di valutazione del grado di soddisfazione relativo all’accesso presso il Pronto Soccorso di Barletta ed alle attività degli operatori sanitari.

Nella fattispecie su 258 questionari, c’è il 46,7% che si ritiene abbastanza soddisfatto, il 22,4% molto soddisfatto ed il 20,9% pienamente soddisfatto, mentre c’è il 6,5% abbastanza insoddisfatto ed il 3,5% del tutto insoddisfatto.
“Questo risultato – commenta la DG Asl Bt Tiziana DiMatteo – ci conforta e ci rende ancora più convinti dell’importanza di fornire ai parenti/pazienti nei Pronto Soccorso informazioni cliniche in tempo reale, attraverso figure idonee adeguatamente formate. La presenza di un professionista sanitario, esperto delle dinamiche, dei percorsi interni e dei flussi clinici-assistenziali tipici di un dipartimento di emergenza-urgenza, è fondamentale nel rapporto tra sanitari ed utenti. Siamo davvero orgogliosi di essere la prima Asl ad intraprendere questo percorso, facendo seguito alla deliberazione della Regione Puglia n.1059 del 31 luglio 2024, nell’ambito della più complessa riorganizzazione della prevenzione agli atti di violenza, estendendo ora il progetto pilota anche ad Andria ed a Bisceglie. Ringrazio tutto il personale impegnato in questa delicata attività volta ad impedire ed a prevenire atti di violenza a danno degli operatori sanitari ed a migliorare il rapporto con gli utenti”.
“Come Asl Bt nell’anno 2024 abbiamo già intrapreso un percorso di formazione volto alla prevenzione degli atti di violenza – spiega il dott. Danny Sivo, responsabile della UOSVD “Sicurezza e Sorveglianza Sanitaria” e del Sirgisl, Sistema integrato di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro – con lo svolgimento di un corso con cui sono stati formati più di 800 operatori sanitari afferenti alle Unità Operative individuate “ad alto rischio”. Ed oggi, dall’analisi delle domande più frequenti poste all’infermiere di processo dai pazienti e/o dai parenti relativi all’accesso nel Pronto Soccorso, oltre all’elevata percentuale di soddisfazione generale dei pazienti e dei familiari in merito alle attività del Pronto Soccorso ed al ruolo svolto dall’infermiere di processo, è emerso come dato importante la mancata conoscenza da parte dei pazienti e/o dei parenti del codice di triage assegnato. Un vulnus comunicativo importante che, soprattutto in caso di codici a minore priorità, può determinare un maggior grado di insoddisfazione in ragione dei tempi di attesa e di permanenza più lunghi rispetto agli altri”.