Un progetto e un’esperienza nata tra speranze e difficoltà e che ha superato ogni aspettativa grazie a tre ingredienti fondamentali: talento, impegno e passione. Stiamo parlando della brass ensamble “Il Cenacolo”, band di ottoni che sta raccogliendo successi e grande approvazione da parte del pubblico. Nasce come libera associazione di alunni ed ex alunni della classe di tromba del corso ad indirizzo musicale nella scuola media “Riccardo Monterisi” di Bisceglie. Il gruppo è composto da alunni ancora frequentanti e da ex alunni, tra i quali alcuni già diventati professionisti. A coordinare e curare il gruppo è il professor Salvatore Barile, diplomato in trombone, didattica della musica e tromba presso il conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari. Alle sue spalle e nel suo presente numerose esperienze, collaborazioni e riconoscimenti a livello nazionale. Docente pluriabilitato di Educazione Musicale e Strumento, attualmente insegna tromba dal 1993 nella alla “Riccardo Monterisi”. Abbiamo parlato con lui e ci ha raccontato attività, progetti de “Il Cenacolo” e non solo.
- Professor Barile, come e quando è nato il progetto de “Il Cenacolo”?
«Nel novembre del 2013, però questa era un’idea che andava avanti da tanto perché ho visto alcuni ragazzi con molte capacità e che non avevano voglia di frequentare il conservatorio ritrovarsi dopo una bella esperienza a contatto con la musica senza nulla di concreto tra le mani. Tre anni fa abbiamo trovato la forza e il coraggio di cercare un’autonomia dalla scuola, realizzando un progetto nuovo e indipendente. E’ giusto che qualcuno faccia qualcosa di concreto e costruttivo per questi ragazzi. Quest’esperienza è nata non come un fatto musicale ma prima di tutto come un’associazione con delle norme, delle regole per imparare a stare insieme. Quindi la musica, in questo caso, diventa sia la regola che lo scopo».
- Quali sono state le attività de “Il Cenacolo” fino ad ora? Siete stati anche a Barcellona. Un gran traguardo, non crede?
«Si si, abbiamo calcato palcoscenici di una certa importanza. Il 30 e il 31 luglio scorsi abbiamo partecipato ad un’attività internazionale a Barcellona con un’altra associazione. Avevamo già suonato due volte alla “Sagrada Familia” e una al duomo di “Santa Maria del Mar” nella città catalana. Due anni fa, inoltre, abbiamo partecipato ad una stagione concertistica tenuta da un’associazione di Ruvo e sempre nel 2014 anche abbiamo suonato ad una grossissima manifestazione di un’associazione culturale di Napoli, il “Napoli Cultural Classic”. Nel 2015 abbiamo partecipato ad un’edizione di una manifestazione di beneficenza nel teatro comunale di Corato, siamo stati ospiti del festival internazionale di jazz del Talos Festival di Ruvo, poi ultimamente anche al “Premio Nigri” di Bisceglie e in piazza San Francesco, sempre a Bisceglie. Insomma, pare che stiano ponendo attenzione a quello che stiamo facendo, anche perché gratuitamente portiamo il nome di Bisceglie un po’ in giro per l’Italia e non solo, senza nessuna sovvenzione da parte di nessuno».
- Mi ha detto, quindi, che l’esperienza si è rivelata del tutto positiva. Pensavate di riscontrare così tanta attenzione o comunque riconoscimenti da parte di tanti? Ve lo aspettavate?
«Allora, io non sono abituato all’enfasi e all’autocelebrazione. Ci credevo. Il progetto costa molta fatica, sacrificio ma nel momento in cui il nostro sforzo viene riconosciuto, applaudito, evidenziato da chi ci ascolta, la fatica passa immediatamente. Noi ci crediamo, ma non crediamo ancora che alcune persone che avrebbero dovuto porre attenzione nei nostri riguardi, ancora non l’hanno fatto. Tutta l’attenzione che abbiamo è da parte del pubblico, dei genitori, della gente che pian piano ci sta conoscendo».
- I media però stanno ponendo attenzione alle vostre attività, mi pare. Credo sia ugualmente un’occasione per farvi conoscere.
«Certo, sotto questo punto di vista, confermo e ringrazio. Se non fosse per queste cose, probabilmente il nostro lavoro sarebbe conosciuto solo da quella gente che ci sta ascoltando nel momento in cui suoniamo. Ma è il popolo che pone attenzione, la gente comune, coloro che non hanno interesse ad evidenziare una cosa piuttosto che l’altra. Mi piacerebbe avere un interesse più concreto, un po’ più di attenzione anche dagli organi preposti».
- In che modo lei creda si possa risolvere questa ”mancanza”? Le piacerebbe avere più spazio?
«Questa non è una polemica. Ma, purtroppo, spesso ci troviamo in difficoltà economiche perché le prove e l’attività richiedono dei costi e non si può pretendere che siano ragazzi di 12 anni a pagare, occorrerebbe riconoscere almeno questa cosa. Non è ammissibile non poter suonare perché non ci sono soldi. E, senza presunzione, in questo momento onestamente non abbiamo più bisogno di suonare gratuitamente per farci conoscere. Ci piacerebbe un occhio in più da parte dell’amministrazione».
- Passiamo alla sfera più privata, che sensazioni si provano ad ogni esibizione e all’interno di questa realtà? E con che spirito viene vissuta quest’esperienza dai ragazzi?
«Sono delle sensazioni bellissime. Certo, l’emozione non è sempre la stessa. E vedere le espressioni felici e soddisfatte sul viso dei ragazzi, il loro sorriso che esce fuori dopo essersi resi conto che la fatica delle prove, lo studio porta quel successo che in quel momento stanno conseguendo, è chiaro che è bellissimo. Ogni volta scorgiamo sempre dei nuovi traguardi in quello che facciamo e l’emozione del successo li aiuta in un certo senso a “sottomettersi ad un’ulteriore fatica”, ad andare sempre oltre continuando a lavorare seriamente».
- Quali sono i progetti imminenti e futuri dell’associazione?
«Alle porte c’è un progetto che dovrebbe essere a lunga durata. Nel mese di maggio abbiamo aperto il concerto dell’orchestra sinfonica della città metropolitana di Bari nella basilica di San Giuseppe a Bisceglie, il maestro e i professori d’orchestra sono stati colpiti positivamente e a livello informale ci è stato proposto, soprattutto quando l’orchestra suonerà nel nord barese, di collaborare nell’apertura dei loro concerti. Si terrà dopo l’estate, è una cosa ancora da definire ma è una grande occasione per “Il Cenacolo”».