Qualche giorno fa Bisceglie24 ha intervistato Silvestro Di Pinto, giovane linguista biscegliese, laureatosi lo scorso anno presentando una tesi sul dialetto biscegliese. Nell’intervista Di Pinto ha tenuto a sottolineare quanto, a suo avviso, la corretta trascrizione del dialetto debba rispettare l’oralità, senza abusi di accenti o vocali finali che richiamano un dialetto che, ormai, non esiste più, in quanto, come tutte le lingue, anche il dialetto è in continua evoluzione, contaminazione, trasformazione.
A tal proposito abbiamo ricevuto una nota redatta dall’associazione “La Canigghie”, da sempre impegnata sul percorso della tutela, del recupero, della valorizzazione e della promozione del dialetto biscegliese: “Intanto un plauso all’Autore della tesi che ha l’indubbio merito di far discutere del dialetto“, scrivono i responsabili, “Come Associazione ‘La Canigghie’ desideriamo ringraziarlo per aver riconosciuto “… il lavoro certosino, professionale e accorato sul recupero e la salvaguardia del dialetto” di alcuni operatori. Tuttavia non possiamo condividere la sua affermazione che questi “stanno allontanando i biscegliesi dalla loro lingua”“, evidenziano nella nota.
“Fatte salve le opinioni personali, condividiamo invece le precisazioni fatte a commento dal dott. Felice Giovine, presidente dell’Accademia della Lingua Barese, in merito all’uso degli accenti, che sono l’anima della parola senza i quali si stravolgerebbe il significato della stessa (es. chióve/pioggia o chiòve/chiave, còse/casa o cóse/cosa, la sòle/la sala, la sóle/la suola ecc…) e alla trascrizione della e atona”, spiegano da La Canigghie.
E continuano: “È ovvio che il dialetto si evolve negli anni e si arricchisce continuamente di nuovi lemmi, di forestierismi e neologismi. Per questo motivo il poeta Demetrio Rigante (componente di questa Associazione) nel sottotitolo dei suoi libri scrive che si tratta di una lingua “in bilico tra lingua e dialetto”. Una scelta condivisa dal prof. Mario Cosmai su proposta dello stesso Rigante che molto attinge appunto dal dialetto parlato popolare. Scontata l’evoluzione del dialetto, va puntualizzato che non leggeremmo Dante e non lo comprenderemmo oggi, a circa seicento anni di distanza, se le regole fondamentali della lingua italiana non fossero state ben definite. Di qui la necessità che ci si uniformi a regole valide per tutti, piuttosto che lasciare ampia facoltà di scrivere “comunque” (in italiano o in dialetto) a proprio piacimento a tutti e a ciascuno”.
“Le regole del dialetto biscegliese finora sono quelle individuate dal prof. Mario Cosmai e messe da questa Associazione come base per gli studi e gli approfondimenti sul dialetto fin qui condotti”, sottolineano i componenti de La Canigghie, “Perciò tra gli obiettivi dell’Associazione vi è quello di salvaguardare la lingua madre e fornire ai Biscegliesi uno strumento (in fase di completamento e di pubblicazione) utile alla lettura e alla scrittura del dialetto al quale va riconosciuta dignità di lingua dotata di una sua grammatica e fornita di lessico, di norme fonetiche e morfosintattiche. Per il fatto che il nostro dialetto possiede delle straordinarie doti di espressività, immediatezza ed essenzialità, l’Associazione è disponibile a confrontarsi con tutte le forme di pensiero circa il suo uso”.
“Il caso dell’apprezzato successo della Compagnia Dialettale Biscegliese (a cui ci lega una profonda stima e amicizia) è esemplare del massimo rispetto reciproco sulla modalità delle forme espressive: l’Autore della Compagnia scrive per gli attori, che poi trasportano il copione oralmente al pubblico rendendo un ottimo servizio alla diffusione orale del dialetto. I loro manifesti, tuttavia, nei titoli non mancano della corretta accentazione sulle vocali (vedasi il manifesto dell’ultima commedia in fase di rappresentazione)”, tengono a puntualizzare.
In conclusione: “Il nostro dialetto va custodito con la dovuta attenzione e con l’affetto che merita, come testimonianza del nostro passato e come parte ancora vitale del nostro presente. Quanto al sogno nel cassetto dell’Autore della tesi per quanto riguarda un nuovo vocabolario (anche obiettivo della Canigghie) da realizzare con i componenti dell’Associazione, questi non gli faranno mancare il proprio contributo come già hanno fatto in fase di stesura della citata tesi“.