Giunge una ricorrenza rilevantissima per una delle realtà più rappresentative, seguite e amate dalla città e dai cittadini: 40 anni della Compagnia Dialettale Biscegliese.
In questi giorni gli interpreti sono impegnati nella commedia n. 31 dal titolo “Andrà… ce téine la proprietò, m-bacce o náse u sia pegghiò” (dal 28 novembre a oggi, 1° dicembre) al Teatro Politeama Italia.
A tal proposito giunge il sentimento di gratitudine del presidente Confcommercio Bisceglie, Leo Carriera, e dell’intero staff, che scrivono: «Sostenere chi racconta la nostra comunità, con semplicità e passione, è un dovere civico, ma è soprattutto un grande piacere. La Compagnia Dialettale Biscegliese rappresenta un esempio di come l’amicizia e l’amore per il territorio possano trasformarsi in cultura viva, capace di emozionare e mettere d’accordo le diverse generazioni».
«Dal lontano settembre 1984, un gruppo di amici con la passione per il teatro si è riunito per dar vita a un progetto unico: una compagnia vernacolare capace di raccontare con spontaneità e ironia vezzi e virtù dei biscegliesi. La loro prima commedia, “Lucche lucche se frecò la vermecocche”, messa in scena il 12 dicembre 1985, segnò l’inizio di un percorso straordinario», scrivono da via cap. Gentile.
«Confcommercio Bisceglie sostiene da sempre questa straordinaria compagnia, riconoscendo la capacità del direttivo e degli interpreti che si sono succeduti di mantenere vive le tradizioni locali e di tramandare, attraverso il dialetto, storie e valori che appartengono alla nostra comunità. Il loro impegno e la loro amicizia, che da dilettanti li ha portati a essere veri professionisti dello storytelling popolare, sono un esempio di passione e dedizione che arricchisce il tessuto culturale della nostra città».
Tra le novità di questa edizione, una speciale perla ha reso ancora più coinvolgente l’appuntamento: la canzone “Benvenuti a Bisceglie”, scritta e cantata dal biscegliese Giuseppe Sette. Questo brano, semplice e carico di significato, è già diventato un ritornello che celebra la nostra città, confermandosi come un simbolo di appartenenza.