Secondo quanto riportato in un articolo di oggi della Gazzetta del Mezzogiorno il dirigente dell’ufficio tecnico comunale, Giacomo Losapio, e un dipendente della ripartizione tecnica comunale, Giovanni Misino, sarebbero indagati dalla procura di Lecce in merito alla vicenda dei lavori eseguiti a “Masseria San Felice”. L’ingegnere Misino era il responsabile del procedimento amministrativo per il rilascio del permesso a costruire e del certificato di agibilità per i lavori da eseguire nella masseria dell’agro biscegliese. A chiusura delle indagini non sarebbe stata invece contestata nessuna ipotesi di reato al Sindaco Francesco Spina, il nome del primo cittadino di Bisceglie non compare più agli atti e quindi la sua posizione dovrebbe essere presto oggetto di richiesta di archiviazione al Gip. La procura salentina ha concluso, proprio in questi giorni, le indagini sulla struttura sita nell’agro biscegliese e di proprietà del sostituto procuratore della Repubblca di Trani Antonio Savasta e di alcuni suoi fratelli. Oltre ai due dipendenti del comune di Bisceglie avrebbero ricevuto l’avviso di chiusura dell’inchiesta altre cinque persone: Antonio Savasta, la sorella e il fratello del pm, il progettista dei lavori Antonio Recchia e l’amministratore della “Gestione Eventi Srl” Angelo Sanseverino che ha in fitto la sala ricevimenti “Masseria San Felice”.
Secondo quanto si apprende dall’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, tra le ipotesi di reato contestate agli indagati vi sarebbero quindi presunte violazioni al testo unico per l’edilizia e codice dei beni culturali. Secondo la procura salentina il piano regolatore del comune di Bisceglie avrebbe consentito solo ed esclusivamente di svolgere attività agricole e zootecniche nell’area in questione e invece, secondo quanto in progetto, la masseria sarebbe divenuta una struttura turistico-alberghiera. Per le difese degli indagati la masseria nell’agro biscegliese non sarebbe soggetta a vincoli e pertanto tutte le accuse sarebbero assolutamente infondate.