La Regione Puglia non comprerà la Casa Divina Provvidenza. Il verdetto è emerso, chiaro ed insindacabile, dalla parole del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che al contempo, nel consiglio regionale odierno, si è impegnato a seguire la vicenda e a garantire il mantenimento dei livelli assistenziali offerti e dei posti di lavoro.

I lavori della seduta, presieduta da Mario Loizzo, dedicata all’esame delle interrogazioni con carattere di urgenza, sono stati avviati, secondo quanto deciso in sede di conferenza dei capigruppo, con l’esame e il dibattito di due ordini del giorno, il primo dei quali riguardante proprio la Casa Divina Provvidenza.

Il governatore della Puglia ha spiegato che non ci sono le risorse necessarie affinché si possa pensare ad un’ipotesi di acquisizione della Casa Divina Provvidenza e che non rientra nelle linee strategiche della politica sanitaria regionale acquisire strutture private. L’ordine del giorno firmato da 13 consiglieri regionali, incentrato sulla valutazione di acquisizione pubblica della Casa Divina Provvidenza, è stato così emendato ed approvato con il voto contrario del Movimento 5 stelle e del gruppo Movimento Schittulli Area Popolare-Ncd.

L’ordine del giorno originale, proposto da Mennea, Caracciolo, Zinni, De Leonardis, Cera, Gatta, Vizzino, Di Bari, Conca, Morgante, Ventola, Pisicchio e Barone, impegnava il presidente Emiliano e gli altri organi regionali in materia a: “valutare la opportunità di acquisire direttamente o attraverso altro soggetto pubblico (ad esempio la Asl) la proprietà delle strutture in territorio pugliese (Bisceglie e Foggia) della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza al fine di inserirle organicamente nel sistema sanitario ed assistenziale regionale”. E, in subordine, “a promuovere, coinvolgendo i parlamentari rappresentanti del territorio, una verifica da parte del governo nazionale di una acquisizione delle strutture da parte dello Stato anche in considerazione del credito fiscale previdenziale da questo vantato verso la Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza (circa 350 milioni di euro)”.

Tutta questa parte è stata cassata e sostituita dall’impegno a “seguire con grande attenzione questa delicatissima vicenda al fine di garantire sia la continuità delle prestazioni assistenziali e sanitarie sia di tutti i posti di lavoro”.

“Che la Regione possa partecipare ad un’asta per l’acquisto di un’azienda sanitaria privata non esiste, non è mai accaduto e non accadrà”, ha sottolineato Michele Emiliano ai microfoni di Amica9. “Se l’asta dovesse andare deserta e quindi ci fosse il rischio di compromettere sia il servizio offerto ai pazienti che i livelli occupazionali dell’azienda, è chiaro che la Regione è disponibile a discutere col Governo qualunque soluzione che salvaguardi questi due elementi. È altrettanto evidente che la partecipazione all’asta da parte della Regione è esclusa: è una cosa che tecnicamente sarebbe estremamente complessa ed è del tutto impropria. Speriamo che ci siano dei privati che, confidando sul fatto che la Regione punta su quella azienda, abbiano il desiderio di acquistarla. Nel momento in cui adeguiamo le tariffe aiutiamo l’asta ad andare a buon fine, salvaguardiamo la continuità del servizio e, soprattutto, salviamo i posti di lavoro”.

La proposta di discutere in consiglio regionale un’eventuale acquisizione pubblica della Casa della Divina Provvidenza era nata durante i tavoli istituzionali promossi dal sindaco Spina nella città di Bisceglie il 6 ed il 25 settembre scorsi, cui avevano partecipato i consiglieri regionali e alcuni parlamentari del territorio.