La storia di Lara (nome di fantasia) non viene fuori da una soap opera. A molte donne è capitato, e capiterà, di trovarsi di fronte a una gravidanza non pianificata. Nel caso di questa concittadina la scoperta è avvenuta, per giunta, in un momento particolarmente difficile della vita: la perdita del posto di lavoro, una relazione in crisi. Cosa fare qui a Bisceglie? Quali sono le possibilità? A chi rivolgersi per ricevere informazioni o, semplicemente, conforto? A queste domande si tenta di dare una risposta seguendo Lara nel suo personale percorso.
A meno che non ci siano assolutamente dubbi sul proseguire la gestazione, le alternative sono pressoché scontate: rivolgersi al ginecologo di fiducia, oppure – qualora non si abbia la possibilità economica o si voglia mantenere il totale anonimato finché non si è sicuri della decisione da prendere – recarsi ai consultori familiari. Nella nostra città sono due quelli attivi: il consultorio pubblico ASL di via G. Bovio 33 e l’Epass, adiacente alla chiesa Maria Ss. della Misericordia (piazza generale Dalla Chiesa 12), d’impronta cristiano-cattolica. La ragazza ha scelto di tentare entrambe le strade.
Dopo una telefonata per esporre la questione e accertarsi della presenza del personale medico, Lara è andata al consultorio ASL, dove è stata accolta e indirizzata all’infermiera di turno. In una stanza ha parlato della sua situazione e di quanto fosse difficile capire cosa fosse giusto fare. Se optare per un’interruzione di gravidanza o far nascere il proprio figlio, seppur in una condizione di estremo precariato. L’infermiera le ha spiegato, in modo molto chiaro e gentile, quali sono le possibilità sia per quanto riguarda l’aborto chirurgico, sia per quello farmacologico (tramite la pillola RU-486), i cui tempi sono più ristretti. Ma non solo, Lara ha visto nell’infermiera una persona-amica: si è sentita a proprio agio, ha potuto sfogarsi ed è stata trattata con estrema delicatezza. La donna le ha raccomandato di pensarci davvero bene e prendere la decisione più giusta per se stessa, valutando comunque la possibilità di tenere il bimbo e magari risanare i rapporti con il proprio compagno. La giovane si è sentita meglio ed è uscita dal consultorio meno angosciata e con le idee più chiare in merito alle procedure.
Tappa successiva il consultorio familiare Epass. Stessa modalità: Lara ha telefonato durante l’orario d’apertura per capire se fosse stato possibile parlare con qualcuno che potesse aiutarla. Anche in questo caso, una volta esposta la sua storia, le è stato proposto di recarsi in sede non appena fosse arrivato lo specialista per un consulto, questa volta, però, non di tipo medico, bensì psicologico. La ragazza ha preferito non lasciare recapiti telefonici, quindi la conversazione è proseguita per telefono.
Il personale del consultorio Epass, anch’esso molto disponibile, ha confermato a Lara ciò che già sapeva: essendo un servizio di tipo cattolico, e dunque contrario all’aborto, non avrebbero rilasciato informazioni relative alla possibilità di interrompere la gravidanza, ma sarebbero stati lieti di offrire al cento per cento supporto emotivo, garantendo aiuto qualora avesse deciso di tenere il bambino.
Insomma, adesso Lara sa ciò che deve sapere. Di certo ha davanti a se una decisione importante. È solo sua, ma possiede tutte le carte per agire con coscienza.
La storia di Lara è la storia di tante. Insegna che alcune scelte sono assolutamente personali e nessuno ha il diritto di condizionarle. Affinché questo non avvenga, è necessario essere informati e, se c’è bisogno, cercare aiuto all’esterno. Grazie a lei è chiaro che nella nostra città questo è possibile: «Nessuno mi ha fatto pressioni psicologiche – ha affermato Lara – e di questo sono contenta, perché so che alla fine deciderò liberamente sapendo che, in qualsiasi caso, ci sarà sempre qualcuno pronto a darmi una mano». E non è così scontato.