Rabbia e delusione. È quanto emerge, comprensibilmente, dalle parole di Lucia, biscegliese residente a Messina, che sta vivendo gli enormi disagi provocati dalla mancanza d’acqua causata dalla rottura di una conduttura che approvvigiona la città. E chi pensava che l’emergenza idrica fosse ormai stata risolta dopo circa 9 giorni di enormi difficoltà (l’erogazione era ripresa sabato scorso), si è dovuto ricredere. Dalla sera del 3 novembre, difatti, i rubinetti sono di nuovo a secco dopo la rottura, ancora una volta per una frana, della condotta di Fiumefreddo, nel comune di Calatabiano, che porta l’acqua al capoluogo messinese. Neanche il tempo di tirare un respiro di sollievo dopo la fine dell’emergenza che si è ripiombati di nuovo nell’incubo. Per ora solo le abitazioni che si riforniscono da un altro acquedotto, quello della “Santissima”, come nella fase della prima emergenza idrica, continueranno ad avere l’acqua. Da lì arriveranno solo 300-400 litri al secondo invece che i 970 di Fiumefreddo. Dunque nei prossimi giorni ci sarà meno acqua in città. Si creerà un by pass ma ci sarà una quota parte di edifici che rimarrà fuori da questa distribuzione per un motivo altimetrico di pressione. E per stabilizzare il versante della frana che ha danneggiato nuovamente la condotta principale di Fiumefreddo ci vorranno circa 15-20 giorni.

Ecco la testimonianza di Lucia che, come un fiume in piena, ci ha raccontato la sua esperienza. “A nome di tanti cittadini messinesi, denunciamo, con la mia famiglia, di aver vissuto una settimana difficilissima, di grandi disagi, con incombenza di rischio igienico sanitario epidemico alto, una situazione al limite gestita malissimo. In un primo momento abbiamo compreso la difficoltà esistente, vista la fragilità del terreno e la pericolosità a cui si poteva incorrere con la riapertura dell’acqua. Il ripristino dell’erogazione poteva mettere a rischio un terreno che tendeva a franare con il rischio di cancellare un paese. Ma sono passati giorni, uno dopo l’altro, senz’acqua. Abbiamo atteso e atteso, tra continue speranze che di giorno in giorno ci illudevano. Sapete cosa vuol dire non avere acqua per molto tempo?”.

Nessuno si muoveva? Ma non c’è un piano preventivo di manutenzione straordinaria e ordinaria a monte, visto l’abusivismo edilizio e molte case costruite su terreni franosi? Ricordiamo che la bellissima Sicilia è una terra a forte rischio sismico, paga conseguenze di alluvioni varie e di condutture d’acqua che interrompono l’erogazione non appena scatta un’allerta.

La situazione è stata resa complessa dal maltempo che non ha facilitato la pulizia delle tubature dal fango. La protezione civile si è accorta, dopo alcuni giorni secondo un monitoraggio, che era in corso un movimento franoso verso la zona di Calatabiano e quindi la decisione di chiudere i serbatoi d’acqua, per non mettere a rischio gli abitanti di quella zona. La mobilitazione è stranamente partita quando i social network e twitter si sono attivati. E, francamente, è impensabile che potersi lavare dipenda dalla sensibilità umana di Fiorello, della splendida Cucinotta e del ciclista Nibali, cui tuttavia, sia ben chiaro, i messinesi sono assolutamente grati. Fino a giovedì 29 ottobre ci sono stati solo due punti di distribuzione dove poter attingere con i propri contenitori dopo estenuanti file, qualcuna sfociata in litigi. La tv ha cominciato a parlare di questa situazione dopo 5 giorni di emergenza.

L’emergenza per la crisi idrica, ormai caso storico, ha indotto ad organizzare degli interventi di supporto ai disabili, agli anziani , ai bambini che meritano un’attenzione speciale?

Vergognosa la realtà di disabili, anzianifoto del 31 ottobre 2015 citata articolo. impossibilitati a reperire l’acqua. Zone alte e periferiche di Messina dimenticate.

A quando risale la foto che ci ha inviato del rifornimento di acqua?

Nelle zone alte di Messina, come “Annunziata Alta”, il corpo forestale è passato per rifornirci di acqua solo sabato 31 ottobre, dopo 8 giorni.

E oltre all’emergenza dovete fare i conti con altre paure.

Continuiamo le nostre giornate tormentate da un altro pensiero: la paura di una possibile alluvione che risulterebbe devastante per la nostra terra già in ginocchio, una terra dove tutto fa acqua perché le forze amministrative e politiche non sono in grado di gestire le continue emergenze che riguardano il nostro territorio e che si ripetono ogni anno.

Qual è la situazione ora?

Le scuole oggi sono aperte, rifornite con autobotti. Nel nostro palazzo abbiamo una piccola riserva d’acqua con cisterna. Abbiamo deciso un’erogazione di un’ora al giorno per far durare l’acqua per un giorno. Poi non si sa.

Come sta vivendo questo incubo che si sta ripresentando?

Con grande apprensione, naturalmente. Auspico che le emergenze vengano studiate prima con la dovuta prevenzione, onde evitare che le situazioni sfuggano di mano con il solito rimbalzo di ruoli e la consueta mancanza di fondi. Di certo la prima vera doccia che riuscirò a fare senza l’uso di vaschette la dedicherò proprio agli enti amministrativi che, anche senza acqua, sono riusciti al lavarsene le mani.

Violetta Giacomino