Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e delle Finanze dal 22 febbraio 2014 al 1º giugno 2018, sotto i governi Renzi e Gentiloni, è stato ospite ieri sera, venerdì 3 maggio, delle Vecchie Segherie Mastrototaro per presentere al pubblico biscegliese il suo ultimo libro, dal titolo “Il sentiero stretto” edito da Il Mulino. Un libro che riflette sulla situazione politica ed economica attuale, ma che pone uno sguardo anche su quanto fatto in passato, rivendicando determinate decisioni e “sconfessandone” altre, rivelando retroscena di “realpolitik” e le pressioni subite per spingere (o affossare) determinati provvedimenti.

Dino Pesole, editorialista de Il Sole 24 Ore che nel libro è l’interlocutore privilegiato dell’ex ministro dell’economia, ha impostato subito la discussione mettendo in evidenza le “due facce” dell’Europa di oggi. Con la prima pagina de La Stampa in mano, Pesole ha mostrato al pubblico biscegliese due foto di avvenimenti accaduti a distanza di poche ore eppure apparentemente provenienti da mondi diversi ed inconciliabili: la visita in Francia di Sergio Mattarella per incontrare Emmanuel Macron ad Amboise, in occasione delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, e quelle di Salvini insieme al premier ungherese Orbán, un incontro che da molti osservatori è stato già definito come “patto del filo spinato”. Due visioni dell’Europa (e forse del mondo) diametralmente opposte. Ma sia Pesole che Padoan, come facilmente prevedibile, non hanno nascosto da che parte stanno: “Noi vogliamo più Europa, più inclusione e più integrazione”. 

Un auspicio che però non parte dalla negazione delle tante criticità che affliggono il sistema Europa, ma che invece può attuarsi solo attraverso riforme serie e strutturali che coinvolgano la governance europea (uno spazio di bilancio aggiuntivo per investimenti per i Paesi della zona euro, ma anche di meccanismi di sostegno alla disoccupazione ciclica finanziati da un Fondo europeo dedicato). Per Padoan, infatti, sono due le condizioni indispensabili affinché l’Italia possa avviarsi, seguendo quel “sentiero stretto” indicato nel titolo, verso uno scenario positivo. Una interna, ovvero un governo sufficientemente stabile e con un orizzonte temporale lungo, che abbia il tempo di attuare le riforme e di analizzarne gli effetti. Ed una esterna, che dipende dalla volontà dell’Unione Europea di riformare se stessa. Unione Europea che spesso ha preteso dai Paesi membri programmi di aggiustamento assai severi, in grado di determinare un arresto della crisi del debito sovrano, ma solo a costo di una recessione molto dura e di un forte aumento della disoccupazione. Nonostante ciò, secondo Padoan, “il progressivo isolamento dell’Italia in Europa (non solo su questioni economiche, ma anche in materia di politiche sull’immigrazione, ndr) fa pagare un prezzo anche su altri fronti”. 

Per Padoan, lo “scenario benigno” auspicabile è rappresentato dal ritorno al governo di forze europeiste e progressiste, con un Partito Democratico “di nuovo in posizioni di preminenza nello scenario elettorale” e con l’affermazione “di un fronte più ampio, in grado di diversificare l’offerta politica con nuovi soggetti politici”. Il sentiero stretto suggerito dall’ex ministro dell’economia deve essere percorso non solo dalla politica, ma anche “dalla società civile e dalle organizzazioni del terzo settore, grazie alle quali il paese è riuscito a resistere meglio di quanto ci si potesse attendere alla terribile prova della crisi economica”.