Quattro tartarughe marine sono state liberate in mare nella mattinata di venerdì 5 gennaio al largo delle acque di Bisceglie. Gli esemplari della specie caretta caretta sono finiti accidentalmente nelle reti dei pescherecci delle marinerie locali. I pescatori, anche in virtù di una collaborazione proficua che prosegue da anni, non hanno rigettato gli animali in mare, cosa che ne avrebbe causato la probabile morte, ma li hanno affidati del centro recupero tartarughe marine del Wwf. Le tartarughe, così come successo in passato per moltissimi altri esemplari (circa 400 nel 2016) sono state curate, in collaborazione con i medici della facoltà di veterinaria di Bari, e rigettate in mare in buono stato di salute. Proprio in virtù della sinergia tra pescatori e l’associazione ambientalista, sempre nella mattinata di venerdì 5 gennaio, gli operatori ittici della marineria di Bisceglie hanno consegnato una tartaruga appena “pescata” ai volontari del centro. Anche lei sarà curata e poi tornerà in libertà. In questi anni i pescherecci “Francesco Padre”, “Angela Madre”, “Argonauta”, “Flipper”, “Nuova Giovanna” e “Speranza” si sono particolarmente distinti nel salvataggio di tartarughe marine.
Una volta issate a bordo delle imbarcazioni nelle reti da pesca è opportuno non rigettare le tartarughe in mare poiché, dopo un lungo periodo di apnea, risalendo a galla troppo velocemente senza l’adeguata decompressione, andrebbero incontro a probabile annegamento.
Ogni anno, in Italia, vengono catturate mediamente 20mila tartarughe e un terzo di queste non riesce a sopravvivere (dati Wwf). Il 20% degli animali (un dato in aumento rispetto agli scorsi anni) riporta traumi agli organi interni (polmoni, gola ed esofago) causati dalla deglutizione accidentale di ami da pesca e lenze. Il 30%, invece, risulta affetto dalla cosiddetta “patologia da decompressione”, soprattutto quando vengono tirate forzatamente a galla durante il recupero delle reti).