Un’atmosfera decisamente tesa ha permeato l’incontro, voluto e organizzato dall’avv. Minerva presidente del Consiglio d’Istituto, per discutere dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico al liceo scientifico “Leonardo da Vinci”. L’incontro, che nonostante le rigide limitazioni anti-contagio ha visto la partecipazione del Dirigente Cristoforo Modugno e di un nutrito gruppo di genitori, studenti e docenti, si è svolto all’interno dell’Auditorium dell’Epass nel pomeriggio di ieri, sabato 12 settembre.
Il motivo che ha spinto Minerva a indire un incontro con genitori, alunni e docenti è il contrasto sorto in merito alla modalità di svolgimento delle lezioni nell’anno scolastico 2020-2021, che per il liceo “da Vinci” si aprirà mercoledì 16 settembre. Negli scorsi giorni, infatti, il Dirigente ha stabilito che, per garantire la sicurezza degli alunni, le classi dovranno frequentare le lezioni in due fasce orarie diverse: una mattutina e una pomeridiana, dalle ore 15 alle ore 19,30. Questa decisione ha però scatenato il malumore degli alunni e soprattutto dei genitori: già nella giornata di venerdì, invece, il preside ha avuto un confronto – per via telematica – con i alunni e genitori.
Nonostante l’acceso dibattito che è scaturito in merito al problema, la conferenza non è stata concepita per avere una qualche rilevanza a livello decisionale, ma è stata pensata come semplice momento di confronto tra Dirigente e genitori. Questo aspetto è stato precisato proprio dall’intervento di Modugno, che ha rimarcato innanzitutto l’importanza del ruolo di Dirigente Scolastico, importanza che si riverbera sulla pesante responsabilità istituzionale. «Mi sento dire, a volte, che prendo delle decisioni in modo autonomo: è così. Io sono tenuto ad ascoltare tutte le istanze, ad ascoltare tutti quanti, ma alla fine sono obbligato a fare una sintesi e questa sintesi deve essere una sintesi decisionale che deve portare a dei risultati; di quei risultati io rispondo personalmente».
Il motivo principale per cui – come lui stesso ha spiegato – il Dirigente ha optato per la turnazione è la carenza di spazi nella sede scolastica. In un contesto generale di risalita dei contagi la turnazione è, secondo il preside, l’unico compromesso possibile tra la didattica in presenza e l’adeguato distanziamento degli studenti e del personale scolastico. Come però lo stesso Dirigente ha precisato, il problema della carenza di spazi non è una conseguenza diretta dell’emergenza Covid: già negli scorsi anni, infatti, il plesso ha avuto problemi di “sovraffollamento” dovuti alla notevole crescita del numero degli iscritti.
La questione degli spazi del Liceo è stata centrale in tutti gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni. Il sindaco Angarano e l’assessore all’istruzione Loredana Acquaviva hanno rimarcato, nei loro interventi, soprattutto il carattere di temporaneità del doppio turno, sottolineando però che «la competenza sull’edilizia scolastica non dipende dal Comune». Interpellato, il vicepresidente della Provincia Bat Pierpaolo Pedone ha precisato come i finanziamenti erogati dalla Provincia stessaalle scuole in questi mesi – considerato il carattere provvisorio degli interventi – non fossero comparabili alla costruzione, auspicata dal Dirigente, di addirittura sedici classi. «Sedici aule», ha obiettato Pedone, «significa edificare un nuovo edificio, significa programmarlo in quelli che sono i tempi tecnici: ma noi ora siamo chiamati a rispondere a un’emergenza».
Le ragioni addotte da Modugno per legittimare la sua decisione hanno però trovato una decisa opposizione soprattutto da parte dei genitori, che hanno criticato – in primis – la questione della sanificazione degli ambienti. «Cosa succede durante il doppio turno? C’è un raddoppio dell’affluenza giornaliera di studenti e professori all’interno del plesso, che anche se preventivamente sanificato non implica l’eliminazione del rischio di contagi», ha spiegato una rappresentante dei genitori. «Il protocollo di sicurezza depositato dal nostro preside garantisce una sanificazione al giorno, quando, in base alla turnazione prospettata, il numero minimo di sanificazioni giornaliere dovrebbe essere di almeno due».
Ai motivi che pertengono alla carenza di spazio tanto i genitori e gli studenti quanto i docenti hanno aggiunto anche altre critiche di altro tipo. Ad esempio, la frequentazione pomeridiana della scuola porrà gli studenti atleti nell’impossibilità di poter partecipare agli allenamenti, fattore che potrà avere importanti ripercussioni sulla loro carriera sportiva. Ancora, il turno pomeridiano potrebbe creare disagi – secondo i genitori – anche ai pendolari: gli studenti saranno infatti costretti a percorrere circa un chilometro per raggiungere la scuola dalla più vicina fermata del pullman e viceversa, per cui, per rispettare gli orari di entrata e uscita, dovranno uscire di casa all’ora di pranzo e fare ritorno solo a sera inoltrata.
Non meno decisa, anche se focalizzata su altri aspetti, è la critica rivolta al preside dai docenti del Liceo. Il professor Cesare Antifora, vicepresidente regionale del sindacato Anief, ha opinato che la decisione del Dirigente – che resta comunque legittima – avrebbe dovuto tenere conto del parere di tutti proprio in virtù del carattere emergenziale della situazione che stiamo vivendo: «Quando c’è una situazione di emergenza, di eccezionale calamità, il Dirigente è comunque tenuto – visto anche quello che succede – a tenere la porta aperta e ad ascoltare le proposte che arrivano dalle parti sociali». In merito alle criticità dell’aspetto didattico si è invece espresso il professor Raffaele Tatulli: «L’adozione del doppio turno significa che dalle 15 alle 19,30 i vostri ragazzi faranno delle normali lezioni – belle pesanti – di matematica, fisica, chimica, latino, filosofia, eccetera», sottolineando la prevedibile difficoltà – tanto degli alunni, quanto dei docenti – nel sostenere spiegazioni e interrogazioni in un orario così avanzato, certamente poco consono all’apprendimento.
Gli interessi in gioco sono, dunque, vari e complessi. Nonostante ciò, però, almeno i genitori e i docenti sembrano aver trovato un punto d’incontro e hanno avanzato a Modugno una proposta condivisa, che consiste nel limitare l’accesso alle aule tramite una didattica a distanza integrata (le cui modalità, però, sono ancora da definirsi). Questa modalità d’insegnamento – tra l’altro fortemente sostenuta nelle linee-guida ministeriali – prevede che una parte degli alunni assista alla lezione in aula, mentre la restante parte vi assiste da casa, in modalità telematica; l’approccio didattico – secondo coloro che l’hanno proposto – sarebbe più vantaggioso di quello previsto dal Dirigente, perché in grado di eliminare tutti i problemi derivati dall’introduzione della frequenza pomeridiana, di garantire il corretto svolgimento delle verifiche e, al contempo, di impedire il sovraffollamento dei locali scolastici. Il professor Cristoforo Modugno ha però criticato diversi aspetti della proposta, primo tra tutti l’incompatibilità delle due didattiche – quella in presenza e quella a distanza –, incompatibilità peraltro sottolineata da una recente relazione del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.