“Ma il finale è di certo più teatrale, così di ogni storia ricordi solo la sua conclusione”, cantava Niccolò Fabi in una canzone di qualche anno fa. Ed è proprio così: solo al termine di un percorso, breve o lungo che sia, si apprezza la bellezza dell’aver camminato insieme e dallo “specchietto retrovisore” della vita si ripercorrono le difficoltà, ma anche le gioie. 20160828_204240

E’ ciò che è accaduto ieri sera, domenica 28 agosto, nella parrocchia di Santa Maria Madre di Misericordia, in cui l’intera comunità ha stretto in un forte ultimo abbraccio i due sacerdoti Don Vito Sardaro e Don Pasquale Bovio, che da giovedì 1° settembre saranno attivi nelle differenti postazioni assegnate, rispettivamente nella parrocchia Cristo Lavoratore di Trinitapoli e Santa Caterina di Bisceglie. Invece nella parrocchia della Misericordia il testimone passerà a Don Michele Barbaro. Un’aula liturgica gremita, composta sia da parrocchiani assidui sia da coloro i quali frequentano in modo saltuario la comunità, ha partecipato con grande pathos alla Santa Messa, a cui erano presenti anche gli animatori e i ragazzi dell’animazione estiva, che hanno colorato le vie del quartiere nelle scorse settimane.

Durante l’omelia Don Vito, partendo dal brano del Vangelo della Domenica (Luca 14, 1. 7-14), in cui Gesù Cristo esorta a non occupare i primi posti, ma gli ultimi, “perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”, ha riflettuto sul concetto di posto e di quartiere. “Non un quartiere da abitare”, ha sottolineato il sacerdote, “ma un quartiere abitabile. E questo spetta a me, spetta a te, spetta a tutti”. Prima della solenne benedizione, i due sacerdoti, con molta emozione, hanno ringraziato la comunità tutta. “Non è facile lasciare la Misericordia”, ha esordito Don Pasquale, “qui ho trovato una comunità ricca, capace di collaborare e di mettersi di fronte al sacerdote, non con la testa china, dicendo sempre sì. “E’ bella questa frontalità con i battezzati della comunità parrocchiale”, ha continuato Don Pasquale. “Perdonatemi per qualche imprecisione”, ha concluso il sacerdote, “per alcuni tratti caratteriali, che non sono stati di gradimento, ma è questo il bello della diversità, altrimenti sarebbe tutto standard e monotono”.

“Sento di dire tre grazie”, ha invece asserito Don Vito, “il primo agli ammalati della comunità, alle persone ferite, per allargare l’orizzonte alle persone ferite durante lo scontro del treno, alle persone ferite durante il terremoto, alle persone ferite ad Aleppo. Grazie a queste persone, perché ci aiutano a tenere i piedi per terra e a ricordare che non conta il posto che occupi, ma chi sei”. “Il secondo grazie”, ha continuato il parroco uscente, “va ai poveri della comunità parrocchiale, perché sono il vero volto di Dio. Diceva Don Tonino, i poveri devono ricordarci le povertà presenti in ognuno di noi”. Il terzo ed ultimo grazie”, ha concluso il sacerdote, “va a tutta la comunità parrocchiale, a tutti quelli che si sono sentiti esclusi e anche a tutti quelli che qualche volta abbiamo escluso. Nessuno escluso, perché nessuno è escluso agli occhi di Dio. A voi tutti, davvero buon cammino, comunità parrocchiale della Misericordia”.

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A conclusione della celebrazione eucaristica il sagrato della parrocchia è stato animato da un momento agapico, in cui i parrocchiani hanno condiviso la bellezza dello stare insieme, come una vera famiglia.