Un ricercatore biscegliese ha contribuito al raggiungimento di importanti traguardi nell’ambito del campo terapeutico delle malattie rare neuromuscolari. Francesco Rana, docente di matematica e fisica, ha conseguito il 29 marzo 2018 il dottorato di ricerca in genomica e proteomica funzionale ed applicata. Entrato nel 2015 nel team di ricerca dell’Università di Bari, finanziato in parte da Telethon, Rana ha conseguito risultati rilevanti illustrati nella sua tesi dal titolo: A new approach for in Vivo “longitudinal” evaluation of skeletal muscle structural and functional parameters: Ultrasonography studies in rodent models of atrophy, sarcopenia, cachexia and muscular dystrophy, toward the Identification of a new therapeutic strategy. Del suo apporto scientifico ci parla lo stesso Rana.

Da professore di fisica e matematica tra i banchi di scuola a ricercatore presso il Dipartimento di Farmacia e Scienze del Farmaco dell’Università di Bari. Due campi che si conciliano? Di cosa si è occupato durante la ricerca?

Mi sono occupato di ecografia ad ultrasuoni di piccoli animali come topi e ratti portatori di malattie atrofiche e distrofiche rare come la sarcopenia, cachessia, sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e distrofia di Duchenne. Si tratta di un campo dove le conoscenze di fisica, matematica e elettronica si legano molto bene con quelle biomediche. La mia ricerca è stata condotta nei laboratori di Farmacia, grazie ad un’apparecchiatura ecografica costosissima capace di scandagliare i muscoli scheletrici e gli organi vitali di piccoli animali: ad esempio del cuore del topo (di circa un centimetro) si riesce a vedere tutta la sua struttura e il flusso di sangue durante il suo funzionamento nei minimi particolari.

Grazie a queste apparecchiature si possono apprezzare “in vivo” gli effetti dei farmaci misurando ad esempio il volume dei muscoli e i parametri cardiovascolari prima e dopo il trattamento farmacologico.

Quali i risultati?

I risultati del mio lavoro di ricerca sono di tipo metodologico e farmacologico. Infatti per la prima volta abbiamo standardizzato la posizione delle sonde ecografiche per acquisire immagini ecografiche ad altissima definizione del cuore e dei muscoli delle zampe; in particolare dall’osservazione della forma dei muscoli ho ideato e pubblicato dei modelli matematici per calcolare il volume del soleo, gastrocnemio laterale e flessore digitale lungo per i ratti e per i topi.

Dal punto di vista biomedico, abbiamo sperimentato con successo alcuni trattamenti farmacologici per la cachessia, una condizione di deperimento, perdita di peso e massa muscolare associata a cancro e chemioterapia di cui sono stati pubblicati i risultati.

Di particolare rilievo è stato uno studio durato circa 8 mesi sui topi distrofici affetti da Distrofia muscolare di Duchenne (DMD), si può dire la malattia più frequente fra le malattie rare che colpisce nel genere umano solo gli uomini (1 su 3500) con una aspettativa di vita fino a 25 anni a causa di ipertrofia muscolare e cardiomiopatia. I risultati di questo studio mostrano il successo del trattamento farmacologico sui parametri cardiaci in quanto previene la cardiomiopatia. Per ultimo, ma non meno importante, lo studio sulla Sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sui topi mirato a capire dal punto di vista della giunzione neuromuscolare il meccanismo ancora poco chiaro della disgregazione del rivestimento mielinico dei nervi, sul quale abbiamo acquisito risultati che possono mettere in campo dei trattamenti terapeutici. Gli studi pubblicati si possono trovare sul sito mondiale di pubblicazioni mediche www.ncbi.pubmed digitando successivamente il mio cognome e nome.

Cosa le lascia questa esperienza di alto livello?
E’ stato un piacere fare questa esperienza di ricerca perché ha allargato le mie conoscenze nel campo biologico e mi ha permesso di mettere il mio background a disposizione della ricerca farmacologica.

Adesso che la ricerca è terminata, è tornato a fare il professore. Ma la ricerca continua?

In futuro mi piacerebbe continuare la ricerca, ma i concorsi per ricercatori vengono banditi di rado, purtroppo in Italia si investe molto poco nella ricerca e i risultati della ricerca di base trovano molta difficoltà ad essere sperimentati sull’uomo. Rimane sempre, comunque la motivazione di oltrepassare i limiti della conoscenza dei meccanismi biofisici che stanno alla base delle malattie umane per trovare le cure che rispondono ai bisogni dell’uomo.