«Il Servizio Sanitario Nazionale è in grossa difficoltà così come (forse anche peggio) la medicina d’emergenza-urgenza. Non ci sono medici che vogliano intraprendere questo percorso e, ad onor del vero, perché dovrebbero?». L’interrogativo, retorico, lo ha posto il dottor Antonio Desai, giovane medico biscegliese in servizio all’istituto clinico Humanitas di Milano, sollevando la questione purtroppo irrisolta della scarsa attrattività di alcune specializzazioni.
«Dove è il vantaggio nello scegliere questa branca? Turni massacranti, continue vessazioni da parte dell’utenza, impossibilità a svolgere attività libero-professionale e molto, molto altro» ha osservato Desai. «Non è più semplice scegliere un settore in cui svolgere attività ambulatoriale tra l’amore ed il ringraziamento dei pazienti? È forse economicamente vantaggioso? Assolutamente no, anzi! È, in tutta probabilità, la specialistica con la minor retribuzione. Allora, perché scegliere il pronto soccorso? In effetti non c’è motivo» ha aggiunto.
Il dottor Desai si è rivolto alla premier Giorgia Meloni e al ministro della salute Schillaci: «Più volte avete paventato la possibilità di incrementare il salario ma, come spesso accade, non ci sono fondi. Allora, mi chiedo, perché non ridurre la tassazione per i medici che, ogni giorno, portano avanti questa branca tanto importante quanto destinata (altrimenti) al fallimento?» la sua proposta.
«Anziché tassare il lavoratore al 43% (come ora accade) perché non introdurre una aliquota fissa, ad esempio, al 15%? Il risultato sarebbe un salario netto maggiore rispetto a quello oggi previsto. Sia chiaro, non penso che un provvedimento del genere risolverebbe del tutto il problema della carenza del personale sanitario in questo settore, sia chiaro. Sarebbe però un piccolo passo verso una riforma volta a salvare questa meravigliosa specialità alla quale mai si dovrebbe rinunciare».