Qualche giorno fa il biologo e ambientalista biscegliese Mauro Sasso ha apertamente denunciato, attraverso un video diffuso in rete, la situazione critica in cui versa la zona di Pantano-Ripalta, sommersa da rifiuti di varia natura e abbandonata al degrado. Esempio emblematico ne è la pista ciclabile realizzata anni fa in quell’area, oggi praticamente inutilizzabile. “La pista ciclabile è diventata una pista carrabile per motorini, quad e automobili”, ci ha spiegato Mauro Sasso. “È necessario impedire l’accesso a questi mezzi con un paletto o con dei dissuasori. Quella pista è costata 250mila euro e noi già all’epoca dicemmo che la si stava costruendo troppo a ridosso della falesia, costituendo così un pericolo per i ciclisti. E infatti l’interdizione delle spiagge di San Francesco e delle Grotte di Ripalta per il rischio frane ha dimostrato che avevamo ragione. Ma soprattutto bisogna ripulire la zona. Non puoi occuparti solo di Salsello e poi ignorare completamente il Pantano. Io feci una segnalazione al numero verde per i reati ambientali su demanio marittimo un anno fa, segnalando amianto ed elettrodomestici abbandonati. È ancora tutto lì. Quella è un’area demaniale, e il comune deve bonificarla”.

Ma per Mauro Sasso il punto è anche quello di “decidere cosa si vuol fare da grande con quell’area”. “I soldi potevano essere spesi in maniera diversa, magari inserendo segnaletica e cartellonistica, o aprendo un’area di sosta per picnic”, ha dichiarato il biologo. “I muretti a secco potevano essere rifatti, e invece sono stati abbattuti proprio per realizzare la pista ciclabile. Perché, ad esempio, non si è mai pensato di fare una convenzione con il Parco dell’Alta Murgia ? Le lame partono proprio da là. Così facendo, chi si occupa del Parco potrebbe gestire l’area, valorizzarla ed incentivare determinate attività. Bisogna puntare sul turismo sostenibile tutelando quella zona che è un’area protetta ai sensi della legge 394 del 1991. Nel frattempo l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha riconosciuto le Grotte di Ripalta come geosito, quindi si parla di un sistema ambientale unico da tutelare e proteggere”. Amara, infine, la conclusione di Sasso: “Le idee ci sono. Non c’è chi le deve promuovere”.