Sono ancora molto vive le emozioni per il congedo di Padre Onofrio dalla comunità di San Vincenzo de’ Paoli, avvenuto mercoledì 16 settembre in una chiesa gremita di fedeli che hanno voluto tributare il loro sentito ringraziamento al sacerdote che ha guidato l’attività pastorale negli ultimi quattro anni con risultati eccellenti. I parrocchiani, visibilmente emozionati, hanno mostrato, oltre che i loro sentimenti d’affetto, vicinanza e gratitudine, anche il loro disappunto per la scelta dei Missionari Vincenziani di trasferire il loro amatissimo sacerdote e hanno chiesto a gran voce di sapere la verità, lasciando intendere di non essere disposti ad apporre con leggerezza la parola “fine” su questa storia dai contorni poco chiari e definiti.
La vicenda ha inizio a maggio 2015, quando padre Onofrio, giovinazzese, 43 anni, viene invitato ad un periodo di riposo, che il prete accetta per spirito di obbedienza, pur non ritenendolo necessario e non condividendolo. Da luglio 2015 padre Onofrio non è più presente in chiesa e non sovrintende l’attività pastorale, tra i dubbi e le perplessità dei fedeli. E vi è di più. A padre Onofrio a fine agosto viene notificato il trasferimento, senza addurre motivazioni specifiche. Al giovane sacerdote è concesso solo di scegliere la nuova destinazione, senza la possibilità di restare a San Vincenzo de’ Paoli. E così padre Onofrio “sceglie” di esercitare il sacerdozio in provincia di Frosinone.
La domanda però è d’obbligo: se l’attività pastorale aveva dato risultati così importanti negli ultimi quattro anni, primo dei quali un incremento notevole nel numero di famiglie che frequentano la parrocchia, come apparso evidente e tangibile durante e dopo la messa di saluto, perché il sacerdote è stato prima messo ai box e poi mandato altrove?
Un riferimento lo si trova nel verbale del consiglio pastorale dell’8 agosto 2015, cui hanno partecipato il Superiore Provinciale dei Missionari Vincenziani, parte del consiglio pastorale (composto da persone che vivono quotidianamente o quasi la comunità, come assistenti, catechisti, responsabili dell’oratorio e delle attività sportive) ed alcuni collaboratori della parrocchia biscegliese. Nel documento, sottoscritto da otto persone della parrocchia ma non dal Superiore Provinciale dei Vincenziani, che, si legge, avrebbe abbandonato l’assemblea “innervosito”, c’è scritto che quest’ultimo durante la riunione avrebbe dichiarato che: “il consiglio provinciale di Napoli, considerando il grave stato di salute del parroco, affetto da patologie che gli provocano allucinazioni e visioni con relativo stato confusionale, aveva approvato il suo trasferimento ad altra sede ma che lui (il Superiore provinciale, ndr) avrebbe fatto carte false pur di tutelarlo” (foto a destra). E ancora, stando al verbale del consiglio pastorale, il Superiore Provinciale dei Missionari Vincenziani avrebbe aggiunto che “questa patologia psichiatrica affligge padre Onofrio da oltre 10 anni (quindi da prima che gli fosse affidata la gestione di San Vincenzo de’ Paoli, ndr)” e che “quanto da lui dichiarato fosse supportato da certificazione medica specialistica e risaputo dai più” (foto a sinistra). Dichiarazioni che, come si legge nel documento, non hanno affatto convinto i membri del consiglio pastorale durante la riunione, rimasti “sconcertati da quanto ascoltato” e “certi che quanto affermato dal Visitatore non corrispondesse a verità”.
Interpellato dalla nostra redazione, padre Onofrio ha preferito non commentare ma ha escluso categoricamente i problemi psichiatrici di cui si fa riferimento nel verbale. “Non si è mai sottoposto ad una visita né ad una perizia psichiatrica”, ha sottolineato il suo avvocato, che ha aggiunto che “è nostro interesse che siano forniti chiarimenti dalla Congregazione dei Missionari Vincenziani affinché si verifichi quello che è successo”.