Lo scorso 31 agosto è stata firmata dal sindaco Francesco Spina l’ordinanza sindacale  175/2015 avente a oggetto l’interdizione temporanea a persone e mezzi dell’area compresa tra le Grotte di Ripalta e zona S. Francesco (in prossimità dello scarico a mare dell’impianto di depurazione) e nel tratto di costa antistante il Ponte Lama e della scala di accesso alla spiaggia posta ad una distanza di circa 15 metri dalla costa.

Secondo l’ordinanza le aree in questione saranno contrassegnate con l’installazione di appositi presidi segnaletici a carattere fisso e mobile, relativi sia al divieto di balneazione, di sosta ed ancoraggio di tutte le unità navali, nonché di pesca sia professionale sia sportiva, e di divieto di qualsiasi attività subacquea e di superficie, oltre che di accesso e stazionamento per uomini e mezzi. Sarà anche in vigore il divieto di utilizzo della pista ciclabile in zona Ripalta e della scala di accesso alla spiaggia di Ponte Lama. Si procederà, nelle prossime ore, all’effettuazione di tutti i rilievi tecnici e dei lavori di messa in sicurezza, attivando il reperimento delle necessarie risorse finanziarie.

In merito a tale ordinanza il biologo e membro del gruppo R.A.P. (Ripalta Area Protetta) di Bisceglie, Mauro Sasso, ha espresso la sua delusione e indignazione per il degrado e abbandono in cui versa il sito.
“Le grotte di Ripalta sono interdette alla pubblica fruizione. La circostanza non è per me una sorpresa. Ragionando da biologo so perfettamente che i fenomeni naturali inesorabilmente scavano la falesia e la fanno crollare. Il fenomeno dell’erosione costiera è presente su tutta la costa biscegliese, anche se recenti studi pubblicati da Legambiente Circolo Di Trani hanno evidenziato che la diga foranea ha inciso negativamente sull’equilibrio costiero. La domanda è: perché allora fu deciso di costruire la pista ciclabile sulla falesia? Nessuno oggi può dire di non sapere quello che sarebbe successo. Anche perché nel 2006 con un comunicato stampa della ex Sezione WWF di Bisceglie, che allora presiedevo, e successivamente nel 2007 con una lettera al sindaco, all’assessore all’ambiente e all’UTC, esprimevo tutte le mie perplessità sulla scelta di costruire una pista ciclabile sulla falesia”.

Tra i sedici punti riguardanti il progetto preliminare denominato “Realizzazione di pista ciclabile naturalistica di collegamento via Prussiano – Grotte di Ripalta”, la sezione biscegliese del WWF chiedeva di spostare il percorso, ridurre la larghezza della pista ciclabile, modificare i materiali da impiegare, rivedere i particolari tecnici.
“Ci fu assicurato, inoltre”, sostiene ancora Mauro Sasso, “che sarebbe stato aperto un Tavolo Tecnico di concertazione, allo scopo di apportare miglioramenti al progetto ma ciò non è mai avvenuto”.
“Sin dal primo momento”, continua, “il WWF, con grande senso di responsabilità e di maturità, non si è mai dichiarato contrario al progetto della pista ciclabile in una zona ad elevato valore ambientale quale quella di Pantano – Ripalta, purché fossero rispettati i requisiti di minimo impatto ambientale, sicurezza ed ecosostenibilità delle infrastrutture”.

Confermo e ribadisco”, conclude il biologo, “tutta la mia indignazione e delusione già espressa in quella lettera datata 01 aprile 2007. E chiedo: ma quei soldi per costruire la pista ciclabile furono spesi bene? Se lo chiede un ambientalista che da 15 anni lotta per proteggere la zona Pantano-Grotte Di Ripalta. So solo che chiunque si faccia la passeggiata da quelle parti vedrà solo degrado e abbandono e penso che qualcuno tra gli amministratori dovrebbe trarne le dovute conseguenze”.