Il 18 dicembre del 1924 Crescenzio Camero e soci inaugurarono il teatro Politeama Italia di Bisceglie. Mia nonna era nata da poco più di tre mesi e mio nonno aveva appena compiuto due anni. E’ proprio a quella sera che vorrei andare e provare ad immaginare me stessa lì presente che prendo parte a quella inaugurazione. Salgo perciò sulla macchina del tempo di Emmett Browm, il “doc” di RITORNO AL FUTURO, per andare nel tempo passato ediventare una giovane ragazza del 1924 che si prepara all’evento insieme alla sua famiglia.

Sono le otto di sera, la città, nel sussurro delle voci del vento, appare come attraversata da una corrente di eccitazione. Passo elastico scandito dai tacchi, appena frenato dalla gonna stretta, mi incammino insieme alla mia famiglia in direzione del nuovo teatro. Man mano che ci avviciniamo giungono a noi gli echi di musiche più o meno conosciute ed intravediamo in lontananza giochi di colori e fasci di luce: Che meraviglia!!!

C’è da pagare un biglietto di 7 lire. Finalmente siamo all’interno dove abbiamo preso posto in sala. Gli occhi di tutti i numerosi spettatori sono puntati verso il sipario, ma la mia eccitazione è tale che, guardandomi continuamente intorno, non posso non ammirare la composizione del teatro col suo generoso palcoscenico, due file di palchi, un anfiteatro per complessivi circa 1000 posti a sedere, tutti ben raccolti in uno spazio contenuto in dimensioni giuste per assicurare una buona qualità di ascolto e visione in ogni ordine di posto.

E poi i vestiti delle signore … Non sono anni facili. La prima guerra mondiale è terminata da non molto tempo con il suo pesante fardello di morti giovani e dei tanti, troppi feriti tornati con feroci menomazioni. Poi c’erano state le turbolenze sociali dei molti che stentavano a ritrovare il lavoro con una economia che aveva avuto i suoi alti e bassi. Ma nonostante le oggettive difficoltà, in occasione dell’inaugurazione del Politeama alle sarte biscegliesi non è mancato il lavoro. E come non voler accennare pure alle acconciature delle signore le quali si sono volute affidare a “mani esperte e professionali”. Insomma una lunga teoria di vestiti lunghi e scuri, cappotti a volte impreziositi da colli di pelliccia, messe in piega, qualche permanente e, finalmente dopo tanto tempo riappaiono anche i gioielli di famiglia: anelli, collane, bracciali. Anche gli uomini fanno la propria parte con i loro vestiti scuri, le camicie bianche, le cravatte seriose, le scarpe lucidate … con olio di gomito.

Manca poco ormai al sollevarsi del sipario. Ci siamo. Sul palcoscenico compare il signor Crescenzio Camero che, visibilmente emozionato, rivolge al pubblico presente poche parole per parlare dell’impresa ma soprattutto per ringraziare quanti l’avevano resa possibile: i soci fondatori Mauro e Francesco Ricchiuti, l’ingegner Gaetano Ventrella progettista, il signor Carlo Martucci (pittore di una parte del teatro) e tanti altri. Alla fine decreta l’inizio dello spettacolo numero uno con l’operetta “LA BAIADERA” una scena della quale la si ritrova all’interno della raffigurazione presente nel sipario.

L’intervallo tra il primo ed il secondo atto consente di abbandonare momentaneamente le posizioni per fare due passi portandosi in direzione del caffè del teatro, situato nella sala d’aspetto posta tra l’ingresso e la platea, ove sono stati approntati panini imbottiti, gli immancabili sospiri, bibite, tutto a poche lire. Si approfitta dell’intermezzo anche per scambiarsi le proprie impressioni o per meglio osservare il luogo dove ci troviamo. Non mancano coloro che hanno bisogno di avviarsi verso le toilette, soprattutto le signore per darsi una occhiatina allo scopo di verificare che tutto sia ancora a posto e, qualora non lo fosse, darsi una “risistemata”.

          Richiamati dalla campanella che annuncia la ripresa dello spettacolo, abbiamo riguadagnato i nostri posti in sala per abbandonarci alla magia del teatro, consegnandoci completamente allo svolgimento dello spettacolo e viverne le emozioni. Quando poi siamo giunti al termine, fuori dal teatro, nonostante l’ora e la stagione, sembra che in tanti non vogliano ritrovare la strada di casa perché spontaneamente si formano diversi capannelli per dibattere con entusiasmo di quanto avevano visto.

E’ il momento di scendere dalla macchina del tempo.

Quello è stato l’inizio, il primo spettacolo di una storia che va avanti, ininterrotta, da cento anni, un secolo nel corso del quale il Politeama Italia di Bisceglie muovendosi con disinvolta maestria all’interno di tutti i generi di spettacolo a cominciare dal Cinema, è riuscito e continua a proporre a tante generazioni di Biscegliesi la propria offerta mondana e culturale, svariando dall’operetta, con l’indimenticato Calderoni, alla lirica, alla prosa, al teatro in genere che ha visto passare anche Totò, Macario e i De Filippo, al varietà con i grandi nomi del proprio tempo. E come non accennare ai concerti ed ai seguitissimi veglioni del Politeama, quando, magicamente nel corso di una notte, la platea veniva d’incanto liberata dalle poltrone per trasformarsi in una suadente ampia ed intima sala da ballo che ha impazzato sino agli anni ’70 in tutta la Puglia ove ospitare ballerini e danseuse, sovente completamente mascherati nascosti in elegantissimi domino, veri strumenti di seduzione in epoche in cui il corteggiamento e l’innamoramento erano d’obbligo.

Quali e quante complicità sono nate con le melodie cantate in quelle occasioni da Mina, Bongusto, i Pooh i Matia Bazar, o con le famose orchestre della Rai dirette da maestri come Luttazzi e Kramer, astri del firmamento musicale dell’epoca.

Certo oggi con le discoteche il fascino del veglione, la nostalgia del veglione, quella saudade appare come un ricordo tenero che appartiene alle generazioni meno giovani … Però, il POLITEAMA ITALIA di Bisceglie è ancora là, è sempre là che resiste, rara eccezione nel panorama regionale e non solo. Le proprietà hanno saputo trasferire ai loro eredi il testimone di una passione forte perché questi ragazzi di oggi hanno ancora voglia di continuare ad offrire ai nuovi e futuri biscegliesi (e non solo) la storia scritta e quella da scrivere a partire dal 19 dicembre del 2024.

 Un futuro verso il quale mi avvio tenendo per mano i miei figli e canticchiando insieme a loro.

 What the world needs now is love…..
Foto: Archivi Politeama Italia

Articolo di Serena Lucia Camero