Ad inizio Settembre il comune di Bisceglie ha compiuto un passo importante nella lotta e prevenzione del fenomeno del randagismo, è stata infatti attivata la polizza necessaria per la reimmissione sul territorio dei cani randagi sterilizzati e microchippati (leggi qui). Pochi giorni prima era circolata la notizia di una conferenza servizi indetta dal comune per discutere l’argomento randagismo, poi non si è saputo più nulla circa l’incontro. Dopo il nostro articolo sull’attivazione della polizza siamo stati contatti da Michele Dell’Olio, un giovane cittadino biscegliese impegnato in prima linea come volontario sul fronte del randagismo cittadino. Michele collabora con la Lega Nazionale della Difesa del Cane, in questi anni si è preso cura di svariati randagi ed ha anche trovato loro una casa. Assieme a lui ci sono altri cittadini che si danno da fare quotidianamente per accudire e possibilmente dare in affido i randagi. Qui di seguito la nostra intervista a Michele:

 Michele dicci perché ci hai contattato?

Volevo esprimere il mio rammarico poiché non siamo stati convocati come cittadini e neanche come volontari alla conferenza di servizi sul randagismo dove so che hanno partecipato i rappresentanti comunali e dell’ Asl nonché Michele dell'OlioMauro Pasquale, gestore del canile in convenzione con il comune. E’ stato strano non esser stati interpellati, la dirigente della Ripartizione Attività Produttive, Ambiente, Demanio Patrimonio, ovvero la Dottoressa Carmela Testa, ci conosce e sa cosa facciamo. Tra l’altro giusto qualche mese fa ero stato invitato proprio dalla dirigente in questione a presentare un elenco di cittadini volontari che sarebbero stati disponibili a gestire ed a seguire il processo di reimmissione dei cani sul territorio. Io ho fornito molto volentieri l’elenco che mi è stato richiesto ma ad oggi non ci sono ancora risposte ufficiali in merito, mi chiedo quindi che fine faranno i cani che verranno reimmessi su territorio? Chi si occuperà di loro? Se avranno problemi di salute chi si farà carico delle spese veterinarie?

In che modo potreste dare una mano voi volontari?

Noi abbiamo una conoscenza pratica della situazione. Conosciamo ben i branchi sul territorio e la loro ubicazione, conosciamo i cani prendibili e quelli meno avvicinabili. Con molti branchi abbiamo instaurato anche un rapporto di fiducia ed i cani si lasciano avvicinare più facilmente da noi. Coordinandoci con l’asl e con gli accalappiacani potremmo agevolare le catture, in più conosciamo anche le varie tipologie di branco vi sono quelli più selvatici e quelli che non sono cani propriamente di strada e che difficilmente potrebbero essere reimmessi nel contesto del territorio, proprio perché non sono abituati a vivere per strada. Infine conoscendo l’ubicazione dei branchi potremmo predisporre dei punti di ristoro per i cani, anche se i cani davvero randagi, davvero di strada spesso se la cavano da soli per quanto riguarda il sostentamento, il nostro sarebbe giusto un ruolo di vigilanza ed intervento solo in caso di emergenza.

Secondo te la reimmissione sul territorio è la giusta strada da seguire?

Si, assolutamente si ma per vedere i primi risultati ci sarà bisogno di far trascorrere anni, bisognerà essere lungimiranti nel corso del tempo. Ribadisco bisognerà anche completare l’opera fornendo il controllo sui cani reimmessi.

Come mai ci sono cosi tanti randagi sul territorio biscegliese? Da dove nasce il problema del randagismo?

Quasi il 70% se non di più del randagismo biscegliese è causato dalle cucciolate indesiderate dei cani padronali e dal successivo abbandono di questi cuccioli in determinati punti dell’agro o della periferia della nostra città. Fondamentalmente il problema è nato da qui e si continua a reiterare anche perché ci sono diversi cani diciamo “semi-randagi” che hanno chi gli accudisce ma magari vivono nelle campagne o in luoghi periferici da cui possono andare e venire a loro piacimento. Bisogna senza dubbio provvedere a sterilizzare anche questi cani, cercare di regolarizzare il loro status e microchipparli, anche per questo aspetto i volontari possono essere d’aiuto. La restante percentuale è quella dei branchi reali di randagi, quelli più selvatici che vivono più nell’entroterra e che sono più difficili da avvicinare. Sicuramente sarebbe prioritario iniziare ad agire con sterilizzazioni e reimmissione controllata sui cani più “facili” da seguire.