Un importante passo avanti nella lotta al randagismo è stato fatto, negli scorsi giorni, grazie a un proficuo dialogo tra le istituzioni e le associazioni per la difesa dei diritti dei cani. Nella giornata di martedì 30 marzo, infatti, il comandante della Polizia Municipale di Bisceglie, Michele Dell’Olio, ha aperto un tavolo di discussione con i rappresentanti degli enti più interessati al benessere degli animali randagi: I Figli di Nessuno, Noi, Tra Naso e Coda e il distaccamento dell’Ente Nazionale per la Protezione Animali (Enpa) di Barletta. Hanno partecipato alla tavola rotonda anche l’assessore Naglieri e la ditta Amici Miei, che si occupa della gestione del locale rifugio per cani.

Centrale nella discussione portata avanti da associazioni e istituzioni è la legge Regionale n. 2/2020, finalizzata a contrastare il randagismo: tutte le parti in causa sono state concordi nell’affermare la centralità dell’istituto della reimmissione, previsto proprio dalla nuova normativa regionale. Con “reimmissione” si intende il processo di messa in libertà dei cani randagi ospitati per un certo periodo di tempo nelle strutture ricettive. La misura – secondo i partecipanti alla tavola rotonda – costituisce infatti un mezzo efficace per combattere su più fronti un fenomeno problematico: da un lato, infatti, la liberazione dei cani contribuirebbe ad alleggerire la situazione di sovraffollamento in cui i canili versano, consentendo dunque agli animali di vivere in condizioni migliori; dall’altro la pratica aiuterebbe a tenere sotto controllo la proliferazione dei cani, che vengono sterilizzati una volta ammessi nel canile. A beneficiarne, secondo l’Enpa, sarebbero inoltre le casse cittadine, dal momento che i cani “detenuti” (in alcuni casi a vita) nelle strutture ricettive costituiscono una voce in più sul bilancio della comunità.

Nel corso della riunione è stata quindi approntato – e distribuito tra le varie associazioni – un modulo apposito per la procedura di reimmissione, con l’obiettivo di sveltire le pratiche burocratiche ottemperando al contempo alla normativa vigente. La procedura della reimmissione, in ogni caso, non sarà indiscriminata: le strutture di contenimento dovranno infatti decidere se rimettere o meno in libertà gli animali sulla base di diversi requisiti. Tra questi ci sono l’esistenza di qualcuno che si occupi abitualmente di loro, la tendenza alla permanenza in una determinata area, l’insofferenza della reclusione domestica e, fattore decisivo, l’assenza di comportamenti ritenuti pericolosi per la pubblica incolumità.

«L’incontro in questione», dichiara l’Enpa di Barletta, «ha consentito l’avvio di un dialogo più sereno e collaborativo tra l’Ente comunale e le associazioni operanti sul territorio e, a tal riguardo, ci si augura che questi momenti di confronto possano costituire le premesse per un percorso di collaborazione costante e maggiormente pianificata tra i soggetti coinvolti nella gestione del fenomeno del randagismo».