“Da un lato c’è la richiesta da parte della collettività di vivere in una città più pulita, senza rifiuti per strada e con giardini e verde pubblico costantemente curati. Dall’altro la scarsità di risorse che talvolta impedisce ai Comuni di soddisfare le aspettative delle persone. La novità in questo scenario è che le amministrazioni possono attivare i Puc, ovvero i progetti di utilità collettiva: i lavori che possono essere richiesti ai percettori di Reddito di cittadinanza che sono gestiti dagli stessi Comuni”, questo è quanto riporta una nota della Cgil Bat, firmata dal suo segretario Biagio D’Alberto, circa l’attivazione dei Puc comunali.
“È notizia di qualche giorno fa che a Ginosa, per esempio, ne siano stati approvati alcuni che prevedono diverse mansioni che riguardano la pulizia delle spiagge, la raccolta dei piccoli rifiuti nei quartieri, la gestione della Biblioteca comunale, i piccoli lavori di manutenzione e di pitturazione nelle scuole, la cancellazione delle scritte dai muri della città e la cura dei parchi. Si tratta, in sostanza, di un modo per impiegare in modo utile per la collettività le persone che non lavorano ma percepiscono un sostegno economico dello Stato. Nella Bat sono 5mila circa i percettori del Reddito di cittadinanza“, scrivono dalla Cgil Bat.
“Per ciò che ci è dato sapere nella nostra Provincia solo il Comune di Barletta ha avviato una riflessione finalizzata alla costruzione di idee utili alla sperimentazione di progetti per la collettività. Ci piacerebbe capire se ci sia la stessa sensibilità anche da parte delle altre città della Bat“, si chiede il segretario provinciale.” Proveremo a capirlo sollecitando una fase di confronto che produca il risultato più utile per tutti. L’8 gennaio scorso è stato pubblicato il decreto che definisce forme, caratteristiche e modalità di attivazione dei Puc, ma i Comuni che devono attivarli sono ancora fermi, in attesa del via libera della Corte dei Conti che permetterà di stabilire a quanto ammonta il premio assicurativo da corrispondere all’Inail”.
“Nel frattempo, pur comprendendo la necessità dei Sindaci di avere chiarimenti in merito, riteniamo che si debbano iniziare a mettere in piedi idee e progettualità per farsi trovare pronti al momento dello start”, spiega Biagio D’Alberto, “Anche se c’è un rischio e cioè che i Puc facciano la fine dei vecchi Lsu, lavori socialmente utili, per i quali a circa 30 anni di distanza, migliaia di lavoratori aspettano ancora la stabilizzazione, riteniamo che sia indispensabile immettere queste persone in un circuito virtuoso rilanciando competenze vere. Così, oltre che essere utili alla collettività, potranno anche acquisire competenze per ripresentarsi con successo nel mercato del lavoro quando ce ne sarà l’opportunità”, conclude D’Alberto.