Fidapa Bisceglie ha perso la sua fondatrice, Lilia Di Leo, scomparsa ieri, giovedì 28 maggio. Pioniera della rappresentanza femminile nella società, Lillia Di Leo ha profuso un intenso impegno sociale a livello cittadino.    

“Parlare di Lilia Di Leo significa parlare di una pietra miliare nella storia della Fidapa biscegliese” si legge nella nota di Fidapa Bisceglie. Non solo e non tanto per quello che la Fidapa ha dato alla nostra città, ma anche per quello che Lilia, fondatrice della sezione, ha dato alla Fidapa, sin da quando nel 1979 aveva capito che era il momento giusto per inserire tra i fermenti di una società che stava cambiando, e soprattutto in sintonia con i movimenti femministi dell’epoca, un’associazione che, come lei, coltivava il sogno di creare un mondo migliore per le donne”.  

“Complice anche il suo lavoro di assistente sociale, che le ha regalato una visione poliedrica del disagio sociale, dalla tossicodipendenza all’alcoolismo alla violenza in generale, in particolare quella del mondo femminile, ha fatto dell’associazione un baluardo per aiutare le donne ad acquisire una nuova consapevolezza, lavorando e collaborando anche con altre istituzioni, sia a livello locale che provinciale e regionale”.

“Amava a tal punto la sua associazione da non fermarsi mai neppure davanti ai nuovi direttivi. La grandezza di Lilly“, continua la nota di Fidapa, “è stata proprio quella di non aver mai considerato esaurito il proprio compito alla fine del suo mandato, che ha rivestito per due volte consecutive. E’ sempre rimasta accanto ai nuovi direttivi, in particolare alle nuove presidenti. Sembrava una chioccia che seguiva tutte a distanza, incoraggiava le novizie. Elargiva con generosità materna suggerimenti, consigli, giudizi che non colpivano mai la sensibilità di chi li riceveva, perché suo scopo precipuo era che la sua esperienza venisse assorbita ed elaborata in maniera più vasta nei nuovi programmi, per dare il senso di continuità che è alla base dell’intento associativo. Raramente esprimeva giudizi negativi e quando lo faceva era così materna da non ferire, perché riusciva a farne comprendere le buone intenzioni”.  

Conosceva leggi, istituzioni, iniziative, in pratica tutto quello che riguardava il mondo femminile, e non solo quello. Basti dire che le è stata conferita una medaglia d’oro per il servizio prestato in 21 anni di servizio effettivo presso la divisione dei Servizi Sociali della Provincia di Bari”.

Come una guerriera portava avanti un numero che pronunciava e ripeteva come un mantra: 1522. Era il numero istituito per combattere contro la violenza sulle donne. Voleva che fosse diffuso, gridato, inculcato con l’illusoria speranza che da quel numero sarebbe nato un mondo migliore, perché aveva capito l’importanza che quel semplice numero potesse avere in una società ancora tanto impregnata di maschilismo”.

“Ma Lilia non era solo questo. Aveva fatto parte dello storico gruppo folkloristico di Bisceglie. Qualche volta, durante le feste della Fidapa”, si legge, “si lasciava andare ad esibizioni canore in lingua serbo-croata, in ossequio alla sua origine.  Aveva una vanità tipicamente femminile e lo si vedeva nei congressi nazionali e distrettuali a cui partecipava. In un piccolo bagaglio riusciva a concentrare piccolissimi accessori (spille, nastri, fiocchi, foulard) per trasformare un abbigliamento severo, adatto ad una conferenza, in uno più frivolo, più consono ad una cerimonia”.

“Aveva un difetto che umilmente riconosceva. Parlava tanto, soprattutto in preda alla foga dei suoi pensieri, e se qualcuno glielo faceva notare, lei rispondeva che era vero. ‘Non me ne accorgo’ diceva con umiltà disarmante, mai infastidita. Ma quando faceva degli interventi era come se fossero talmente tante le cose che voleva dire da non sapere dove o quando fermarsi, e con la stessa umiltà tollerava anche l’insofferenza a volte inevitabile per la sua prolissità”.

Erano anni che non si affacciava più alla vita sociale. L’età o forse i dolori che il destino le aveva riservato avevano spento la sua vitalità. Ma nessuno l’aveva mai abbandonata col pensiero. Perché lei, incastro imprescindibile della vita della Fidapa, era amata anche dalle socie più giovani, che non hanno avuto modo di conoscerla. E stare accanto a lei nel 40esimo anniversario della fondazione della Fidapa, celebrato lo scorso anno, non è stato un regalo a lei, ma un regalo che l’associazione ha involontariamente fatto a sé stessa. Perché la foto di Lilia, fatta solo qualche tempo prima della sua morte, con i suoi capelli argentati e raccolti dietro la nuca, la collana di perle e la sobria eleganza che l’aveva sempre caratterizzata, è divenuto il testamento morale della sua forte presenza in seno alla Fidapa. E a noi piace ricordarla così, con accanto alcune delle sue fedeli compagne di viaggio, e la Presidente in carica, Mariarosaria Basile, che accompagna il suo sorriso”, conclude la nota di Fidapa Bisceglie, “rendendola ancora una volta, e per l’ultima volta, il fulcro di una serata che ha celebrato i 40 anni di vita di un’associazione che deve a lei la propria esistenza. Grazie Lilia. La tua Fidapa ti ringrazia”.