A pochi giorni dalla fine della stagione della raccolta delle ciliegie, c’è preoccupazione tra gli addetti ai lavori per i risultati, che sembrerebbero annunciare un’ulteriore flessione, in linea col calo degli ultimi anni.
A questo proposito, Gianni Porcelli, presidente del Consorzio Ciliegia di Bisceglie e vicepresidente di Confagricoltura Bari, ha rivolto un accorato appello, sotto forma di lettera, invitando alla collaborazione tutte le realtà impegnate nella campagna cerasicola, con l’auspicio di creare un marchio regionale col quale competere a livello di vendita, per non essere schiacciati dalla concorrenza italiana ed estera ed essere in tal modo costretti a svalutare uno dei “gioielli” gastronomici del territorio.
L’appello parte dall’esperienza diretta di Porcelli, il quale ha potuto verificare alla vigilia della stagione di raccolta, in compagnia di Walter Monari, direttore del Consorzio della ciliegia di Vignola (Emilia-Romagna), quanto i costi della manodopera siano bassi (in Spagna) e quelli del prodotto finale siano alti (in Francia), lasciando presagire una campagna pugliese decisamente difficile.
Anche il confronto con Vignola, a detta di Porcelli, è impietoso: “Ogni giorno sento Walter Monari da Vignola per scambiarci dati sui prezzi – scrive nella sua lettera – (…) mi dice: ‘È una campagna complessa, a Vignola dal prodotto bellissimo oggi si ricavano solo 6 euro, da quello bello 5 euro e da quello non bello 2,50/3 euro‘. Io sto bluffando al rialzo quando racconto dei nostri prezzi, perché mi vergogno. Ma questi di Vignola come fanno anche in una campagna difficile a spuntare dei prezzi sensibilmente più alti dei nostri? È pura fortuna o, forse, anni di attività promozionale, di insistenza su un marchio unico territoriale servono a qualcosa? Ho la sensazione che i prossimi giorni saranno disastrosi per le nostre ciliegie”.
“Se la guerra ai nostri competitor non possiamo farla sulla quantità, se non possiamo farla sui costi e poi non facciamo nulla sulle politiche di valorizzazione e di promozione congiunta, allora la nostra cerasicoltura rischia seriamente di morire – continua Porcelli – Nel 2003 abbiamo costituito il Consorzio della Ciliegia di Bisceglie con l’obiettivo di fare un semplice copia-incolla di quello di Vignola, dove quasi tutto il prodotto viene commercializzato con un unico marchio praticamente ignorando quello della cooperativa o del commerciante che lo confeziona”.
“Abbiamo rivoluzionato il mercato inventandoci un sistema informatizzato di aste all’olandese per tentare di intercettare la più vasta platea di acquirenti garantendo un sistema di tutela della qualità di alto livello – prosegue – Sono uscito esausto da un po’ di anni di lavoro sull’argomento ed ho concluso che, da me per primo, non siamo ancora culturalmente pronti per queste cose”.
Dopo questa lunga premessa, inizia l’appello alle realtà agricole del territorio: “Tutti pensiamo ancora che la nostra etichetta sia la migliore del mondo, molti produttori si lasciano ancora ammaliare da un centesimo in più spuntato per strada, gli operatori del mercato si lasciano convincere dalla vendita del quotidiano e rinunciano ad un progetto a più lungo termine sicuramente più faticoso, i tecnici (o presunti tali come me) preferiscono le consulenze che danno redditi immediati. Lo dico anche agli amici del sud barese che nemmeno ci hanno provato: a mio parere non andiamo da nessuna parte!“.
“Il progetto Consorzio della Ciliegia unico per la Puglia, il progetto del binomio prodotto-territorio, è l’unico che può salvarci – chiosa il vicepresidente Confagricoltura Bari e presidente del Consorzio Ciliegia di Bisceglie – ma tutta la filiera deve dimenticare il passato e lavorare compatta ed all’unisono per il futuro. Agli amici commercianti, ed anche a quelli del sud barese, mi permetto di dire che non basta avere la calibratrice più bella del mondo e, forse, non è nemmeno molto simpatico fare freddamente il commercio ignorando il territorio. Non per noi stessi perché i risultati non li vedremo noi, ma per lasciare qualcosa di serio ai nostri figli e non il solito ‘Purtroppo il sud è questo’“.
“Potremo lasciare delle bellissime aziende avviate, ma l’emozione per una cosa fatta per tutta la filiera e che rimanga nel tempo non ha prezzo! – sostiene Porcelli, avviandosi alla conclusione – La Puglia produce il 40% delle ciliegie prodotte su scala nazionale: dobbiamo lavorare immediatamente ad un progetto a Marchio Ciliegie di Puglia nel quale tutti rinuncino alla propria etichetta per uscire con un marchio unico, controllato, garantito e che racconti la storia. I commercianti, gli esportatori ne devono essere i primi promotori!”.
“Vi prego e prego tutti quanti – si legge al termine della lettera – basta con le lamentele, basta con i personalismi, basta con i corporativismi. Lavoriamo tutti insieme senza schieramenti ed alla fine di questa campagna convochiamo un incontro degli ‘Stati maggiori della ciliegia di Puglia’ nel quale confrontarsi per uscire con un progetto condiviso“.