La stagione dell’uva ha tagliato ormai il nastro di partenza ed è già in corsa ma quali sono le aspettative circa uno dei prodotti migliori della Puglia? Per saperne di più abbiamo chiesto al produttore ed esportatore Enzo Di Pierro.
–Da quanto tempo si sta procedendo al taglio dell’uva?
“Si sta operando da circa metà luglio con il taglio di diverse qualità di uva quali la Vittoria ma già dai primi ordini si è capito come si stesse andando incontro ad una stagione molto difficile”.
–Come mai questo presentimento negativo?
“Perché gli ordini sono con il contagocce, minimi. Solitamente le richieste comprendevano camion o una moltitudine di pedane. Ormai siamo di fronte ad un mercato che non assorbe più come un tempo o che assorbe di meno e che considera la frutta un bene superfluo. Tutto ciò influisce drasticamente sui prezzi che non vanno a coprire i costi di produzione del prodotto, specialmente in un’annata molto calda come questa”.
–Ha parlato di prezzi, come mai sono così minimi?
“Il problema di fondo è la poca domanda, non c’è più un largo consumo della frutta nella famiglie, questo dovuto soprattutto al momento di crisi che stiamo vivendo. Inoltre se a noi produttori i prezzi sono minimi, parliamo in media di nemmeno 1 euro al kg per quanto concerne l’uva da tavola, i prezzi al pubblico sono elevati, 2-2,50 euro al kg. Il rincaro, dunque, è un fattore che influisce moltissimo nella vendita, a mio avviso troppo eccessivo. Così facendo e in queste condizioni, è normale che più del 50% dell’uva sia ancora sotto i tendoni”.
–Quale potrebbe essere una soluzione per la questione prezzi?
“Andrebbero effettuati controlli sulle vendite e soprattutto è necessario trovare un’intesa sui prezzi, tali da essere equi sia per i produttori sia per il pubblico che acquisterà il prodotto. Disponiamo di un ottimo prodotto e dobbiamo sfruttare questo vantaggio, essendo in grado di vendere anche il territorio, anche il marchio Puglia. Dalla parte dei produttori, però, si sente la mancanza sia di regolamentazioni, soprattutto nella vendita finale, sia di una giusta tutela da parte dei sindacati”.
–Che fine farà l’uva ancora nella vigna?
“Inevitabile che bisognerà commercializzarla quanto prima, sopportando le relative perdite, anche perché con questo caldo la qualità va disperdendosi. Data la poca domanda per uva da tavola, si potrebbe venderla ad aziende che producono succhi di frutta ad esempio, a prezzi intorno ai 18 centesimi al chilo”.
–Aspettative migliori o peggiori rispetto agli anni scorsi?
“Sotto il profilo qualitativo siamo ad alti livelli, anche se la qualità del prodotto sta scendendo a causa delle temperature roventi. Anche le rendite sono in continuo calo, il prodotto, purtroppo, soffre anche sotto questo punto di vista”.
–E’ al corrente di fenomeni del caporalato nella nostra zona?
“Nella nostra zona, nel complesso, tali fenomeni non si verificano tantissimo però posso dire che ci sono alcune indagini in corso. Va detto, però, che il sistema al giorno d’oggi ti mette di fronte a tante difficoltà e un produttore si vede ‘costretto’ a cercare modalità o soluzioni mediante le quali poter ammortizzare i costi di produzione. Ciò non toglie l’illegalità del fenomeno che rimane una delle tante piaghe del mondo agricolo”.