La grande distribuzione non accetta le ciliegie se non sono accompagnate dalla certificazione di iscrizione alla “Rete del Lavoro agricolo di qualità” istituita dal governo nazionale nel decreto legge 91/2014 (piano di interventi “Campolibero”) per rafforzare il contrasto dei fenomeni di irregolarità nel settore agricolo, principalmente le paghe irregolari e il fenomeno del caporalato. La stragrande maggioranza dei produttori locali, però, non è in possesso dell’iscrizione alla Rete, alla quale è possibile, ma non obbligatorio, iscriversi dal 1° settembre 2015. Di conseguenza gli intermediari biscegliesi che acquistano dai coltivatori e vendono alla grande distribuzione hanno deciso di non accettare le ciliegie nella giornata del 26 aprile. In estrema sintesi consiste in questo il cortocircuito che si è generato nella fase iniziale della stagione cerasicola 2016.
Gli intermediari non hanno accettato le ciliegie il 26 aprile “in attesa di un incontro in Prefettura”, come precisato su un cartello esposto al mercato della ciliegia, nel quartiere Sant’Andrea. Quell’incontro in Prefettura si è svolto nel pomeriggio di martedì 26 aprile. “Su mia richiesta il Prefetto della Bat, Clara Minerva, ha ricevuto le organizzazioni sindacali del mondo agricolo (Cgil, Coldiretti, Cia, Agrinsieme, OP Arca Fruit, OP Agritalia, Apeo) e alcuni produttori per esaminare insieme la problematica legata alla produzione e al commercio delle ciliegie che sta creando notevoli tensioni sociali”, ha reso noto il sindaco di Bisceglie, Francesco Spina, che ha ringraziato il Prefetto per la cortese sollecitudine con cui ha convocato il tavolo tecnico a cui ha preso parte anche il consigliere regionale Ruggiero Mennea. “Il Prefetto Minerva ha ricevuto un documento con cui le organizzazioni chiedono la moratoria della legge 91/2014 e si è impegnata ad approfondire la questione e a investire le autorità competenti per far fronte alla situazione creatasi”, ha aggiunto il sindaco di Bisceglie.
“La Puglia, secondo i dati Inps, è l’unica regione in Italia dove la manodopera cresce a due cifre”, ha osservato Enzo Di Pierro, consigliere comunale che ha partecipato all’incontro in Prefettura. “Questo vuol dire che in Puglia si ingaggia regolarmente. Parimenti la Puglia è l’unica regione che può vantare un’esportazione a due cifre nel settore agroalimentare. Ci chiediamo quindi se dietro non vi sia un disegno politico, atteso che nella classifica del lavoro nero in Italia le prime tre regioni sono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, con la Puglia al sesto posto, e che l’Inps ha annunciato una task force di controlli solo in Puglia con l’impiego di oltre 100 ispettori”. “Nel nostro territorio, in particolare, la raccolta di uva, ciliegie, olive rappresenta un vero e proprio ammortizzatore sociale”, ha aggiunto Di Pierro, “poiché coloro che purtroppo perdono il lavoro in altri settori vengono ingaggiati per la raccolta. Quanto alla Rete del Lavoro agricolo di qualità, abbiamo fatto presente al Prefetto che, in questo momento, sarebbe impossibile iscriversi per i produttori visto che l’Inps, attraverso il portale, non riesce a dare risposte in meno di due mesi nella migliore delle ipotesi. Non è un caso che su un milione e mezzo di aziende in Italia solo 200 si siano iscritte alla Rete e altre 600 siano in attesa di iscrizione”.
Dopo l’incontro di ieri, nella giornata odierna, mercoledì 27 aprile, gli intermediari oggi dovrebbero tornare a ritirare le ciliegie dai produttori.
“È un problema che rischia di pregiudicare la campagna delle ciliegie”, ha sottolineato dopo l’incontro Mennea, che si è impegnato a presentare un ordine del giorno in consiglio regionale sulla questione. “Ognuno farà la propria parte per far sentire la voce degli agricoltori a Roma e in Regione Puglia. L’agricoltura pugliese non può subire ‘mobbing’”.
Sempre ieri, inoltre, il senatore Michele Boccardi (Forza Italia) ha presentato un’interrogazione al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, per denunciare “il mancato decollo della rete causato dalle difficoltà di molti imprenditori ad iscriversi”. ”Ad oggi”, ha affermato Boccardi, “molte aziende, soprattutto a carattere familiare, non riescono ad iscriversi perché il sistema informatico non risulta di agile ed efficiente utilizzo. E tutto questo è particolarmente grave perché molte colture, come ciliegie e albicocche, sono già pronte per la raccolta ma rischiano di essere buttate proprio per la difficoltà di accedere alla Rete. Sono e rimango convinto”, ha proseguito il senatore barese, “che vada tutelato il sistema della qualità, della sicurezza e della tracciabilità ma non possiamo accettare che il malfunzionamento di un portale metta a ischio un settore, quello ortofrutticolo, che esporta per oltre un miliardo di euro e rappresenta uno dei settori di crescita del nostro Paese e della nostra Regione, la Puglia. Mi sto facendo parte attiva per risolvere questo problema che rischia di mettere a rischio i sacrifici di migliaia di persone che per un anno hanno coltivato i loro terreni e oggi, a causa di un portale internet difettoso, rischiano di buttare tutto il prodotto, a vantaggio di prodotti esteri senza controllo e senza qualità”, ha concluso Boccardi.