La teoria del gender, un vero e proprio spauracchio per alcuni genitori, un vero pericolo da cui tener lontani i propri figli. Con le scuole ormai prossime a riaccogliere i loro alunni, alcuni genitori hanno inviato ai dirigenti scolastici delle lettere richiesta di consenso informato in cui si chiede testualmente “di essere informati per iscritto e in modo completo e dettagliato” circa il contenuto di attività didattiche inerenti “questioni fisiche e morali connesse con la sfera affettiva e sessuale dei discenti e campagne contro il bullismo, la decostruzione degli stereotipi di genere, le discriminazioni, il razzismo o la parità di genere”. I genitori chiedono anche che in mancanza del loro consenso scritto i figli debbano essere esonerati da qualsiasi attività inerente le tematiche succitate ed impegnati in attività parallele. Sembra proprio che i genitori siano preoccupati che attività volte ad eliminare le discriminazioni e la disparità di genere nonché il conseguente bullismo possano nuocere all’educazione dei propri figli.
Le lettere sono tutte uguali, anzi identiche, cambiano solo le firme, si tratta di modelli prestampati facilmente reperibili online sul alcuni siti che si battono contro la cosiddetta ideologia di gender (qui di fianco una copia, clicca sulle immagini per ingrandire). In merito alla questione del gender e di come le scuole biscegliesi hanno recepito le direttive del ministero e della nuova legge 107 del 13 luglio 2015, meglio conosciuta come “la buona scuola”, abbiamo sentito il parere di due dirigenti scolastici che hanno ricevuto la richiesta scritta di consenso informato da parte di alcuni genitori.
Il prof. Mauro Visaggio, dirigente del terzo circolo didattico San Giovanni Bosco, ha così commentato l’accaduto: “Non è il primo anno che ci vengono presentate delle richieste del genere, è successo anche l’anno scorso. E’ legittimo che i genitori si preoccupino dell’educazione dei loro figli ma in questo caso si tratta di cattiva informazione. Nella nuova legge sulla scuola non c’è nessun riferimento specifico legato alla cosiddetta teoria del gender, anzi la parola gender non compare mai nel testo (cliccate qui per consultare la legge 107/2015). In questa scuola non si insegna educazione sessuale, i nostri alunni sono ancora piccoli, solo nelle lezioni di scienze si affronta l’argomento della riproduzione. Posso rassicurare tutti i genitori che non c’è nessun allarme riguardo l’educazione dei loro figli, solo una sbagliata lettura della legge 107”.
Ancora più deciso è stato invece l’intervento del prof. Gaetano Ragno, dirigente del secondo circolo didattico “Prof. Caputi” di Bisceglie: “Fondamentalmente la scuola vuole insegnare il rispetto del prossimo, secondo uno dei nostri principi costituzionali fondanti vi è l’uguaglianza tra i generi e quindi noi vogliamo insegnare a non discriminare il prossimo in base a questo principio. E’ molto importante educare i bambini a non agire seguendo degli stereotipi di genere che poi possono diventare vere e proprie fonti di discriminazione. Prendiamo ad esempio il bambino che vuole andare a danza o il bambino a cui piacciono le vesti a fiori o la bambina a cui piace giocare a calcio, rischiano già di essere emarginati all’interno di un gruppo non educato al rispetto e che li classifica secondo gli stereotipi. Sulla base degli stereotipi di genere possono nascere anche atteggiamenti di vero e proprio bullismo, il gruppo si coalizza contro chi ritiene diverso perché non rispondente a determinati canoni di genere”. Il dirigente ha poi proseguito il suo intervento ribadendo il ruolo della scuola come agenzia educativa e formativa: “La responsabilità dell’educazione dei bambini è sia della famiglia che della scuola. Con queste lettere i genitori pretendono di conoscere nei dettagli quello che un docente fa e quasi condizionarlo. L’istituzione pubblica ha il diritto di perseguire i suoi obiettivi e questi non sono in contrasto con la famiglia, a meno che i genitori non vogliano insegnare volutamente ai propri figli cose come discriminare la diversità”. Infine il professor Ragno ha concluso scandendo chiaramente il suo pensiero su questa presa di posizione di alcuni genitori: “I presupposti di questa campagna si basano su delle falsità e delle sviste gravi, si estrapolano dichiarazioni e norme dal loro contesto per sostanziare un allarme che è totalmente immotivato. Mai e poi mai la scuola può orientare un bambino verso l’omosessualità. L’essere omosessuali non è una malattia. E’ evidente che un individuo omosessuale non possa crescere nel disagio e nella discriminazione avvertita anche a livello scolastico. La scuola deve intervenire in questo senso per assicurare che il soggetto possa avere uno sviluppo armonioso e non problematico della propria sessualità”.
Dalle parole dei presidi emerge chiaramente come dietro le preoccupazioni di alcuni genitori non vi sia nessun reale pericolo ma solo un’informazione falsa basata su interpretazioni sbagliate di alcune norme. I genitori biscegliesi possono dormire sonni tranquilli, nessun istituto scolastico e nessun educatore vuole indottrinare i loro figli all’omosessualità, il fine è solo quello di insegnare il rispetto nei confronti del prossimo.