Un terreno sottratto alla mafia sarà presto consegnato alla Cooperativa Sociale “Comunità Oasi 2 – San Francesco” per un centro che combatta le dipendenze patologiche. Un luogo del malaffare e del sopruso, probabilmente luogo di morte, diventa così luogo di vita, di recupero a nuova vita per lasciarsi alle spalle l’uso di alcol, sostanze stupefacenti, vecchi e nuove droghe.

L’immobile in questione, una struttura coperta insistente su un’area di 5mila metri quadrati sul mare, era appartenuto al boss Salvatore Annacondia. Il capannone, situato in contrada del Curatoio, sulla statale che collega Trani a Barletta, è stato ristrutturato con fondi regionali e sarà concesso alla Comunità Oasi 2, presieduta dal biscegliese Gianpietro Losapio (foto a destra) e operante anche a Bisceglie, ove gestisce Villa San Giuseppe per l’accoglienza di richiedenti asilo politico. Il progetto della cooperativa sociale, emblematicamente intitolato “Contro vento – Cantieri innovativi per il contrasto delle dipendenze patologiche”, fu selezionato nel 2009 attraverso un concorso di idee proposto dal Comune di Trani, ente co-progettante, partecipò al bando “Libera il bene”, che finanzia gli interventi di ristrutturazione degli immobili confiscati ai boss mafiosi, e fu approvato nel 2010. Due anni dopo è cominciata l’esecuzione dei lavori, ormaiGianpietro Losapio ultimati.

“Sarà la casa della nostra nuova comunità terapeutica, che potrà accogliere 30 ospiti, provenienti da tutta la provincia e anche da fuori regione, rispetto agli attuali 18 ospitiamo presso l’Oasi di Nazareth di Corato, sulla quale però da oltre due anni pende un’ordinanza di sfratto esecutivo da parte della Diocesi poiché quella struttura sarà dedicata ad altri progetti”, spiega Gianpietro Losapio. “Svolgeremo in nuovi spazi l’attività di accoglienza residenziale per soggetti che hanno problemi di dipendenze patologiche. Il percorso terapeutico, che non dura mai meno di un anno e in media si protrae per circa 18 mesi sino ad arrivare ai due anni, prevede diverse fasi di intervento. Si va da un percorso di pre-accoglienza alla disintossicazione e alla cura dopo un’accurata anamnesi. Segue poi una fase di tipo psicologico in cui si sostiene utente nel ritrovamento di se stesso perché c’è sempre ragione psicologica alla base delle dipendenze patologiche. Segue la fase di reinserimento sociale e lavorativo. Quest’ultima attività sarà possibile con l’allestimento di aree dedicate alla attività produttive che saranno realizzate e completeranno il progetto”.

“È bello sapere che in un luogo un tempo dedicato all’illegalità potremo dedicarci al recupero di una vita sana, sostenendo persone in difficoltà, secondo il concetto di riutilizzo a fini sociali di un bene appartenuto alla malavita. È un messaggio molto forte e positivo”, conclude Losapio. “Ci auguriamo di inaugurare la nuova struttura nel mese di luglio, ormai manca davvero poco”.