L’iter procedurale per l’appalto e la realizzazione della condotta sottomarina di Torre Calderina procede spedito ma, secondo il M5s, i depuratori delle città coinvolte continuano a non funzionare correttamente. Il 24 luglio è stato depositato il progetto definitivo della condotta che raccoglierà lo scarico dei reflui urbani delle città di Bisceglie, Corato, Molfetta, Ruvo e Terlizzi per poi convogliarli al largo della costa di Torre Calderina, lo scorso 3 settembre invece c’è stata l’inchiesta pubblica preliminare ai fini della Valutazione d’Impatto Ambientale del progetto definitivo. Sulla scorta di questa inchiesta pubblica i portavoce pentastellati alla Camera dei Deputati Francesco Cariello e al Consiglio Regionale Viviana Guarini hanno presentato alla Regione ed all’Acquedotto pugliese una lettera con le loro osservazioni sul progetto definitivo della condotta sottomarina di scarico dei reflui che si intende realizzare a Torre Calderina.

Il concetto espresso dai rappresentanti politici del movimento grillino non si presta ad equivoci: “Il progetto di scaricare a 3.322 mt al largo in mare oltre 60.000 Tonnellate al giorno di reflui che non rispettano i limiti di legge stabiliti dal Dlgs. 152/2006 spendendo 13 milioni di Euro di finanziamenti pubblici, è un esempio di mancata attenzione verso le cause dell’emergenza ambientale di cui il territorio soffre da decenni”. Per i portavoce del Movimento 5 stelle tutti gli impianti di depurazione dei comuni interessati dalla condotta “oggi non risultano conformi alla funzione di depurazione, scaricando periodicamente quantità di inquinanti pericolosi per la salute pubblica”. A sostegno delle loro affermazione i pentastellati citano i dati ARPA (Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell’Ambiente) Puglia dell’anno 2014:

  • l’impianto   di Bisceglie da prelievo effettuato in giorno 15/07/2014 scaricava in mare 120.000 UFC/100ml di Escherichia Coli (superando di 24 volte il limite di legge di  5.000 UFC/100ml);
  • l’impianto    di Corato durante tutto l’anno 2014 non ha mai rispettato i limiti allo scarico per Solidi Sospesi Totali (media annuale di 136 mg/L rispetto al limite massimo stabilito di 20 mg/L),   BOD5, COD, Azoto e Fosforo totali che in ogni prelievo ARPA sono    risultati non conformi ai limiti per lo scarico sul suolo;
  • l’impianto    di Molfetta durante tutto l’anno 2014 non ha mai rispettato i limiti allo scarico per alcuno dei parametri succitati rilevati,   raggiungendo una media di scarico in mare di Escherichia Coli di 96.000 UFC/100ml, superando 19 volte il limite previsto di 5.000 UFC/100ml (prelievo ARPA del giorno 27/02/2014)”

Sulla base di questi dati il M5s dichiara quindi di non comprendere: “come sia possibile che la procedura di canalizzazione della fogna prosegua, senza che i depuratori siano preventivamente adeguati e stabilmente potenziati per depurare efficacemente il carico di reflui in ingresso”. Ancora altri dubbi vengono espressi dagli scriventi in merito al concetto di concentrare gli scarichi di tutti i depuratori in un unico punto sito al largo della costa: “E’ palese che la realizzazione della condotta sottomarina che convoglierà gli scarichi mal depurati provenienti dai 4 impianti di Bisceglie, Corato, Molfetta e Ruvo-Terlizzi potrà solo peggiorare la situazione attuale, che vede invece gli scarichi distribuiti su centinaia di ettari di suolo e 4 km di battigia: concentrando 60.000 Tonnellate al giorno di fogna in un unico punto in mare si seppellirà per sempre l’area naturale e Sito di Interesse Comunitario di Torre Calderina sotto lo scarico di liquami”. La realizzazione della condotta infine non garantirebbe in alcun modo la balneabilità dell’area in condizione di disservizio degli impianti: “scaricando in un unico punto, poco cambia che avvenga al largo o in battigia, l’apporto di inquinanti pericolosi per la salute dell’uomo e dell’ambiente avrà un impatto negativo di durata indeterminata e irreversibile”.

In conclusione il M5s continua a chiedere un progetto diverso per l’area: “chiediamo che gli Enti Locali di competenza affrontino responsabilmente questo problema realizzando un nuovo Piano di Tutela delle Acque che preveda in tutti gli impianti una depurazione con trattamento spinto del refluo ai fini del riutilizzo agricolo delle acque depurate, programmando l’esecuzione di impianti di affinamento adeguati e reti di distribuzione al servizio delle campagne”.