«Spero stiate tutti bene». Con queste parole comincia la lettera che Patrick Zaki, lo scorso 12 dicembre, ha indirizzato alla sua famiglia. Una lettera scritta con una penna blu su un foglio a righe dal carcere di Tora, quello in cui il regime di Abdel Fattah al-Sisi detiene decine di prigionieri politici in condizioni disumane e con motivazioni pretestuose. È passato esattamente un anno da quando, il 7 febbraio 2020, il giovane studente egiziano, appena rientrato in patria dopo un periodo di studi in Italia, veniva arrestato all’uscita voli internazionali del Terminal 2 dello scalo del Cairo. Quel giorno è ufficialmente cominciato il suo incubo giudiziario.
In un anno i tribunali egiziani hanno prodotto nei confronti dello studente iscritto all’Università di Bologna ben undici rinnovi della detenzione e tredici rinvii processuali, respingendo nel frattempo una raffica di esposti e di appelli che ne chiedevano la liberazione. L’ultima beffa, ossia l’ennesima udienza-farsa nell’aula bunker della State Security – stesso complesso del terribile penitenziario di Tora e dunque a poche centinaia di metri dalla sua cella – meno di una settimana fa. Con un’aggravante stavolta. Il rinnovo della misura cautelare per altri 45 giorni da parte del giudice è comparso in anteprima su alcuni organi di stampa vicini al regime del presidente Abdel Fattah al-Sisi, addirittura prima della comunicazione ufficiale all’avvocato di Patrick, Hoda Nasrallah.
Con il patrocinio del Comune di Bisceglie e in contemporanea con decine decine di altre città sparse sull’intero territorio nazionale, il prossimo 8 febbraio il Gruppo Giovani 063 di Amnesty International di Bisceglie sarà impegnato nella realizzazione di due iniziative: l’illuminazione esterna di Palazzo S. Domenico in giallo (LEGGI QUI) – colore della fiamma della candela di Amnesty International, che si batte in prima linea in difesa dei diritti del ragazzo – e l’esposizione di una copia dell’opera “Freedom for Patrick” – realizzata dall’artista ravennate Gianluca Costantini – all’interno dello stesso Palazzo di Città.
In concomitanza con le due iniziative, e in collaborazione con “Radio Staffetta” di Trani, il gruppo biscegliese di Amnesty International sarà anche protagonista di un podcast focalizzato sulla sistematica violazione dei diritti umani in Egitto. Come testimoniano i dati diffusi dall’associazione Committee for Justice, con base a Ginevra, dal 2013, anno del colpo di Stato, in Egitto sono morte in detenzione 1.058 persone, di cui 100 solo tra gennaio e ottobre 2020. Nel suo rapporto, il Cfj ha raccolto tutti i casi di decesso per età, struttura detentiva e motivi: torture (144), mancanza di cure (761), suicidio (67), cattive condizioni in cella (57) e altre ragioni (29). Il rapporto è uscito nel giorno in cui, in Italia, la Procura di Roma dava conto della chiusura delle indagini sulle torture e l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni e dell’intenzione di chiedere il rinvio a giudizio per quattro agenti della National Security del Cairo.