“Un sogno dedicato agli estimatori dell’Unitre” è una raccolta di pensieri racchusi in questa lettera di Annamaria Pignatelli presidente della sezione di Bisceglie che ricorda i momenti in cui era possibile frequentare l’associazione in serenità, prima che la pandemia sconvolgesse il quotidiano.
Stanotte sognando ho visto l’Unitre, l’Unitre che quest’anno non c’è e mi è venuto il magone. Enorme il salone senza alcun rumore, il corridoio spento senza sorrisi, la mia scrivania senza registri e vuoto il libro delle prenotazioni.
Stanotte sognando ho visto l’Unitre, quella parte di mondo in cui ti senti protetto, di cui ti senti parte necessaria ed unica e imprescindibile; ho visto l’Unitre come piace a me, coi corsi, coi docenti e con il proiettore che mi fa impazzire, che non funziona, ed io che ingaggio la battaglia : “sono troppo forte, ho vinto anche stavolta! Ma non dite a nessuno che non so il perché; non capisco niente io di tecnologia”.
Sognando stanotte ho visto l’Unitre e ho sentito accordi di chitarra e risate, ho dato voce al cuore canticchiando sommessa, ho fatto fotocopie e dato indicazioni, orari e promemoria per tutti gli amici; amici, sconosciuti fino al giorno prima, che solo per il fatto che “siamo l’ Unitre” dividono con me un tratto del percorso e sono la stampella contro la solitudine e la vecchiaia; ho udito : “su il sipario! Presto si va in scena” laddove il sipario e la scena non ci sono ma ci sono il cuore e la follia di chi si mette in gioco, di chi si sente Wanda Osiris o forse un po’ Proietti e ambisce ad un applauso che sgorga poi spontaneo dai cuori di chi resta in platea e ammira il coraggio e la memoria e la “ faccia tosta”.
Sognando stanotte ho visto l’Unitre, dove si torna giovani in modi inaspettati e ci si mette in maschera e si balla e si ride e si impara e si scrive la prima poesia o si legge il “Paradiso”; l’Unitre dove si può donare un poco di sostegno con una tombolata, dove si scopre Rodari da dare ai nipotini, dove con un pennello si affidano alla tela sogni e visioni e paesaggi e arcobaleni, dove con ago e filo e lana e fantasia si creano opere d’arte nel segno della tradizione; ho visto l’Unitre, quella che ahimè oggi non c’è ma che come Araba Fenice rinascerà più forte, più allegra, più pimpante, più accogliente che mai; stanotte sognando ho visto l’Unitre: quella che piace a me, che piace a voi, ne sono certa.