Il viaggio nelle parrocchie, che Bisceglie24 ha intrapreso qualche mese fa, volto a far emergere le realtà territoriali su cui le comunità insistono e a dar voce a problematiche sommerse, questa settimana tocca la parrocchia di Sant’Agostino, con il suo parroco Don Stefano Montarone. “Sono in parrocchia da giugno dell’anno scorso”, esordisce il sacerdote, “in questi mesi sto conoscendo la gente del mio quartiere attraverso l’incontro nelle case, nella visita degli ammalati, nell’incontro con i genitori che accompagnano i bambini al catechismo e con i fedeli che partecipano a messa”. Don Stefano continua delineando il profilo del territorio e sostiene: “L’età media degli abitanti del quartiere è abbastanza alta, i bambini che frequentano la parrocchia sono pochi, perché sono poche le famiglie che abitano nel quartiere. Vi è, inoltre, una grossa presenza di rumeni. Molti anziani vivono in situazioni di solitudine, impossibilitati anche ad uscire di casa. Dunque un quartiere che pian piano sto conoscendo, nel tempo spero di approfondire e di conoscere meglio il territorio”.
“Ci sono 60 famiglie che sosteniamo con diversi aiuti: dal bisogno del cibo alla necessità della compagnia e dell’assistenza” sostiene Don Stefano parlando di problematiche del rione e di richieste che avanzano i parrocchiani. “Poi alla parrocchia chiedono che sia punto di riferimento, luogo per aggregare, perché la gente è sola. Nel quartiere ci sono diverse situazioni difficili”, continua il parroco. “Come la presenza di rumeni, che molto spesso utilizzano lo spazio sotto l’arco vicino alla parrocchia per bere e per fumare, non solo semplicemente sigarette. Questo, però, non lo fanno solo loro; infatti anche altri gruppi di ragazzi italiani a sera tardi si fermano sotto l’arco”. A questo proposito il parroco fa riferimento al rapporto che le famiglie di stranieri hanno con la comunità parrocchiale e afferma: “I rumeni non frequentano la parrocchia, tranne alcune situazioni difficili, che hanno reso necessaria l’assistenza della Caritas. Conosco solo coloro che hanno chiesto aiuto. Gli altri, invece, non ho avuto la possibilità di incontrarli. Qui nel quartiere c’è un negozio che vende prodotti tipici della Romania e diventa un punto di ritrovo per molti stranieri”.
“In questo anno il percorso che abbiamo scelto è una comunità riconciliata, nel senso che i fedeli hanno questo tempo di grazia per rivedere il proprio percorso esistenziale e poi aprirsi al dono della misericordia di Dio”, asserisce Don Stefano sull’anno straordinario della Misericordia, in cui Papa Francesco ha invitato a riflettere sulle opere di misericordia corporali e spirituali. “Siamo una comunità che celebra e vive i momenti di misericordia. Qualche settimana fa abbiamo dato da mangiare agli affamati: a bisognosi della parrocchia abbiamo offerto la cena e abbiamo cucinato qui in chiesa, la quale si è trasformata, oltre che in un luogo di preghiera e di incontro, in uno spazio di condivisione”, continua il parroco. In conclusione, sull’appello rivolto da Papa Francesco di accogliere all’interno delle parrocchie una famiglia di rifugiati, Don Stefano non nasconde le difficoltà: “E’ difficile realizzare questo tipo di accoglienza all’interno delle famiglie, perché la maggior parte sono persone anziane. Le famiglie giovani, invece, sono impegnate nella dimensione del lavoro e quindi un po’ assenti dalle case”.