Dalle prime luci dell’alba di oggi i Carabinieri della Tenenza di Bisceglie e della Sezione Operativa del NORM della Compagnia di Trani, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere e numerose perquisizioni a Bisceglie per i fatti riguardanti l’omicidio di Girolamo Valente,avvenuto nell’agosto del 2017 (leggi qui).
Le complesse indagini, coordinate dalla dottoressa Luciana Silvestris della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in relazione all’omicidio che, in quella circostanza, vide coinvolta anche la moglie di Valente, che nell’occasione rimase ferita in modo lieve. Dai provvedimenti cautelari sono stati attinti uno dei “boss” del clan Capriati di Bari, F.C. classe ‘71, ed un noto pregiudicato biscegliese, P.D.G. classe ‘88.
L’omicidio, consumato a breve distanza da un altro agguato mortale, avvenuto nel giugno dello stesso anno, aveva insanguinato l’estate biscegliese per le modalità mafiose dell’esecuzione. I due sicari (uno dei quali in corso di identificazione) agirono in pieno giorno, con volto travisato da casco integrale e muniti di giubbotto antiproiettile. A bordo di un motociclo affiancarono l’autovettura sulla quale viaggiava la vittima, insieme alla moglie, ed esplosero ben diciotto colpi di mitragliatrice, che attinsero mortalmente il pregiudicato Girolamo Valente e ferirono lievemente la moglie.
Le indagini, immediatamente avviate, si orientarono anche a carpire eventuali elementi di colleganza con l’omicidio avvenuto due mesi prima ai danni di Matteo De Gennaro (leggi qui), rivelando un complesso quadro indiziario che ha messo in luce un vero e proprio accordo tra il materiale esecutore (fratello di De Gennaro Matteo) ed il reggente del clan barese Capriati per realizzare l’omicidio. Sfruttando i rapporti di natura criminale con il boss, infatti, il giovane killer biscegliese ha chiesto ed ottenuto il placet per perpetrare il delitto.
Sulla base di quanto emerso dalle indagini, il movente che avrebbe spinto il giovane biscegliese, arrestato stamane, ad uccidere Girolamo Valente, sarebbe scaturito da una duplice motivazione: soddisfare il desiderio di vendetta verso colui che aveva decretato la sentenza di morte nei confronti del fratello Matteo e, dall’altro lato, affermare la propria leadership nel traffico locale di sostanze stupefacenti. In tale ottica, dunque, il benestare del boss Capriati avrebbe garantito al sicario la necessaria “protezione” da eventuali successivi atti vendicativi.
Entrambi i destinatari delle misure del GIP di Bari erano già sottoposti a misure cautelari restrittive per altri procedimenti. Il materiale esecutore dell’omicidio, in particolare, si trovava già agli arresti domiciliari, poiché coinvolto nella recente operazione denominata “Educazione Criminale”, eseguita dei Carabinieri della Tenenza di Bisceglie lo scorso 26 febbario, che portò all’arresto di numerosi pusher locali.