Si tengono oggi gli interrogatori di garanzia di alcuni degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla Casa Divina Provvidenza. I primi a essere sentiti dal gip del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, saranno il commercialista biscegliese Rocco di Terlizzi e l’ex direttore generale, Dario Rizzi, detenuti in carcere da mercoledì 10 giugno. Domani toccherà ad Antonio Battiante, anche lui in carcere, che per un periodo è stato “direttore generale di fatto” della struttura (dopo le dimissioni di Rizzi) e ha intascato una parcella da 317mila euro per “prestazioni in realtà inesistenti essendosi l’avvocato – si legge nell’imputazione – limitato a presentare in data 7 novembre 2012 il ricorso con riserva finalizzata all’ammissione dell’ente al concordato”. Gli interrogatori degli altri sei detenuti ai domiciliari, tra i quali vi sono la madre superiora Marcella Cesa e suor Assunta Puzzello, si terranno la prossima settimana.
A Rocco Di Terlizzi (foto a sinistra), ritenuto uomo di Azzollini nella Casa Divina Provvidenza nonché “organico del sodalizio” e amministratore di fatto dal luglio 2009, la Procura imputa un’onerosissima consulenza elargitagli mentre era già in essere un analogo contratto di consulenza con diverso professionista. Secondo gli inquirenti, il commercialista biscegliese, nel sottoscrivere con l’Ente ben tre contratti di consulenza, ha apparentemente rinunciato ad una cifra enorme, di circa 80mila euro, già maturata ante-concordato preventivo, e in cambio ha ottenuto, proprio mentre incombeva l’istanza di fallimento, una super-consulenza di oltre 120mila euro, risultando in tal modo creditore privilegiato rispetto alla massa dei creditori.
Secondo l’accusa, Di Terlizzi, che da quanto trapela pare percepisse 12.500 euro al mese, ha contribuito ad alterare i Bilanci 2011 e 2012 presentati con il piano di concordato preventivo e abbondantemente ritoccati allo scopo di far apparire al Giudice della procedura fallimentare una perdita d’esercizio di gran lunga inferiore a quella reale. Questo artificio contabile era finalizzato ad accedere ad una procedura che avrebbe consentito agli stessi amministratori di continuare a gestire l’Ente, a differenza di quanto accaduto con l’amministrazione straordinaria che ne ha invece determinato l’estromissione.
E Di Terlizzi, secondo quanto emerge dall’indagine, avrebbe fatto anche pressione sul commissario straordinario della Cdp, Bartolo Cozzoli. “Tutto quello che tu firmi, in fotocopia arriva al senatore Azzollini, sappilo!”, avrebbe detto il commercialista biscegliese a Cozzoli.