Quarantanove condanne a pene comprese fra 20 anni e un anno di reclusione per altrettanti presunti affiliati ai clan baresi Di Cosola e Stramaglia, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, tentato omicidio, traffico e spaccio di droga, porto e detenzione di armi da fuoco e da guerra. Sono le richieste di condanna che il pm antimafia di Bari Carmelo Rizzo ha avanzato nel processo con rito abbreviato che si sta celebrando dinanzi al Tribunale di Bari relativo all’operazione “Hinterland 2” che il 4 luglio 2014 portò all’arresto di 28 persone.
L’inchiesta ha accertato il traffico di armi e droga nei territori di Bari, Adelfia, Triggiano, Valenzano, Bitritto, Sannicandro di Bari, Giovinazzo, Bisceglie, Rutigliano, Palo del Colle. Sono emersi inoltre rapporti sospetti tra alcuni affiliati al clan e imprenditori locali che sarebbero stati costretti, pur non essendoci specifiche contestazioni di estorsione, ad assumere o ad acquistare determinati prodotti alimentari, come latte e farina.
La condanna più elevata, a 20 anni di reclusione, è stata chiesta per il boss Cosimo Di Cosola, fratello di Antonio, il capo del clan che da alcune settimane ha deciso di diventare collaboratore di giustizia. Condanne a 18 anni di reclusione sono state chieste per dieci imputati, fra i quali i pregiudicati Giuseppe Armenise, Davide e Antonio Bartolo, Giuseppe Pappagallo e Michelangelo Stramaglia, figlio del boss ucciso a Valenzano nell’aprile 2009. Per altri 21 imputati la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
“Hinterland 2” è l’evoluzione dell’indagine “hinterland”, conclusasi a novembre del 2010 con 92 arresti che documentò i fatti da sangue che caratterizzarono l’estate del 2007 e l’autunno del 2008 quando le due famiglie criminali Di Cosola e Stramaglia erano in contrasto. La nuova inchiesta, invece, ha ricostruito la successiva alleanza tra le i due clan.