Compivano furti a raffica ogni giorno, seminavano il terrore e depredavano di tutto: campagne, attività commerciali, auto. Quando qualcuno metteva in pericolo la loro attività criminale non esitavano a ricorrere a violenza e minacce per mettere tutti a tacere e continuare a delinquere. Oltre ai reati predatori, inoltre, trafficavano sostanze stupefanti. Per questo sono finite in manette dieci persone (sei in carcere e quattro ai domiciliari), di cui 9 biscegliesi, tutti gravitanti intorno ad un’unica famiglia, al termine di un’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Bari che, dalle prime luci dell’alba di questa mattina, ha previsto l’impiego di cento militari, un elicottero e delle unità cinofile.

La mente dell’agguerrito gruppo criminale emergente, secondo quanto accertato dagli inquirenti, era il biscegliese Vincenzo Di Liddo, detto “U Buc”, considerato elemento emergente nel panorama malavitoso biscegliese, già detenuto poiché colpito dal provvedimento di cattura eseguito dai Carabinieri di Trani nel marzo scorso nell’ambito dell’operazione “Gran Bazar”.

Il gruppo criminale biscegliese era ben organizzato e specializzato nell’approvvigionamento, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti quanto nella commissione di furti aggravati ai danni di privati cittadini, esercizi commerciali e piccoli imprenditori. L’azione criminale, estesa principalmente alla città ed alle campagne di Bisceglie, si fondava quindi sulla sottrazione di prodotti agricoli, quali quintali di olive ed uva da tavola, nonché sullo spaccio di hashish e marijuana provenienti dalla vicina città di Cerignola. Le indagini, condotte a partire dal 2015 nella città di Bisceglie a seguito di denunce per furti, hanno portato ad accertare un modus operandi della banda particolarmente violento e aggressivo. I sospettati compivano furti a raffica incutendo gran timore alle loro vittime che spesso venivano minacciate o intimidite.

É stato inoltre documentato il ruolo attivo delle quattro donne, tra le quali spiccano la convivente di Di Liddo e le sue due figlie, che non si limitavano a partecipare alle condotte illecite, ma più volte hanno cercato di eludere le investigazioni, osteggiare pubblici ufficiali nell’esercizio delle proprie funzioni ovvero ad intimidire eventuali testimoni. In una circostanza in particolare, colte in flagranza di reato, hanno minacciato due guardie campestri al fine di indurle a compiere atti contrari al proprio dovere professionale, omettendo di denunciare un furto di olive in atto. E in un’altra occasione, quando i militari hanno eseguito un arresto, le donne hanno cercato di frapporsi minacciando di far esplodere tutto con l’ausilio del gas.

Cinque degli arrestati, inoltre, sono stati colti in flagranza di reato per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e per furto aggravato. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 1,5 kg di marijuana e 900 grammi di hashish occultati nel vano tecnico di un ascensore. Nella disponibilità del gruppo criminale anche armi comuni da sparo illecitamente detenute e utilizzate, in un caso, per rivalersi nei confronti di presunti responsabili del furto di una bicicletta elettrica in danno degli odierni indagati.

Gli arrestati sulla base dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ufficio del Sostituto Procuratore Marcello Catalano, dovranno rispondere di spaccio e detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti, furto aggravato, porto e detenzione illecite di arma comune da sparo, con l’aggravante per uno di essi di aver commesso i fatti mentre era soggetto alla sorveglianza speciale di polizia.

Il sostituto procuratore della Repubblica al tribunale di Trani Luigi Scimè in conferenza stampa ha sottolineato la tempestività di Carabinieri, Procura e Gip nonché la particolare violenza del sodalizio criminale biscegliese, illustrando i loro metodi.

“Si tratta di un’operazione importante perché mirata a contrastare il traffico di droga (e sappiamo quanto gli stupefanti siano largamente utilizzati fra i giovani) e i furti”, ha spiegato poi il colonnello Vincenzo Molinese, comandante provinciale dei Carabinieri di Bari. “Questi ultimi possono apparire reati minori ma in realtà non lo sono poiché provocano un danno enorme a chi li subisce. Chi è vittima di furti d’auto, per esempio, molto spesso non  è nelle condizioni per poterne acquistarne un’altra. Altro esempio è quello dei furti di pregiati frutti pendenti dalle campagne. Per questo il mio plauso va alla compagnia dei carabinieri di Trani e alla tenenza di Bisceglie, che dimostra grandi capacità investigativa”.