Trenta richiedenti asilo politico sono arrivati martedì 7 ottobre, alle ore 13, a Villa San Giuseppe, l’ex struttura sanitaria appartenente alla Casa Divina Provvidenza, ove però la loro permanenza è durata meno di un’ora. Di provenienza siriana e sudanese, arrivati in Sicilia ieri, i profughi, tutti maschi di apparente età media intorno ai 35 anni, dopo aver viaggiato tutta la notte e aver effettuato le procedure di identificazione a Bari, sono stati accompagnati a Bisceglie su un autobus privato scortato dalle forze dell’ordine.
A Villa San Giuseppe, sono stati accolti dal mediatore culturale e dal personale della Cooperativa Sociale Comunità Oasi 2, ma dopo un lungo colloquio tutti hanno deciso di andar via fuorché due siriani che resteranno a Bisceglie, probabilmente solo per qualche giorno necessario per organizzarsi.
Quello del 7 ottobre è il secondo arrivo, con medesimo epilogo, di richiedenti asilo politico a Villa San Giuseppe nell’arco di un mese. Il 12 settembre scorso, infatti, giunsero nella struttura di via Giovanni Bovio quaranta migranti provenienti da Siria e Palestina che erano sbarcati il giorno stesso a Taranto. In quella circostanza una trentina di stranieri abbandonò l’ex complesso sanitario dopo un’ora e la restante parte andò via il mattino seguente, tutti alla volta di Milano per poi raggiungere agognate capitali europee, in particolare Berlino e Amsterdam, per ricongiungersi con parenti, amici o comunità di connazionali, nella speranza di rifarsi una vita (leggi qui e qui). Identico percorso seguiranno i profughi arrivati oggi, eccetto una sparuta parte di loro diretta a Roma per recarsi all’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr).
Ricordiamo che i richiedenti asilo politico sono persone che, trovandosi fuori dal Paese in cui hanno residenza abituale, non possono o non vogliono tornarvi per il timore di essere perseguitate per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche. Il regolamento comunitario “Dublino II”, stabilisce che in attesa che venga esaminata la domanda di asilo, che riconoscerebbe loro lo status di rifugiati, i richiedenti asilo ricevono un permesso di soggiorno non valido per il lavoro ma che gli consente di circolare liberamente nel paese europeo in cui è approdato ed è stato identificato. Quello stesso Stato deve occuparsi di valutare la domanda di asilo poiché il regolamento si basa sul principio che un solo Stato membro è competente per l’esame di una domanda di asilo.
A nulla sono valsi i tentativi di mediazione, avvenuti sempre nel massimo della civiltà, per cercare di spiegare ai richiedenti asilo politico diretti all’estero che, quand’anche si riuscisse a raggiungere le ambite capitali europee, si verrebbe rispediti in Italia al primo controllo, con conseguente spreco di soldi ed energie per il viaggio. Ha prevalso, come un mese fa, il sogno di costruirsi un futuro in un altro Paese, almeno fino a quando, chissà, la loro nazione non sarà più tormentata dalla guerra e dalle persecuzioni.
A Villa San Giuseppe restano, quindi, 11 richiedenti asilo politico, tutti nigeriani, che erano stati trasferiti il 2 ottobre dall’ex casa di cura “Pompeo Sarnelli”, in largo Purgatorio, vicino le torri normanne. A loro si uniscono, per il momento, gli unici due siriani che oggi hanno deciso di non andar via immediatamente.