Si apre il sipario: l’arte, la vita e l’umorismo in scena ieri sera al Teatro Garibaldi in occasione dello spettacolo “Al Gran Café Chantant” della Compagnia dei Teatranti organizzato, col patrocinio del Comune di Bisceglie e della Federazione Italiana Teatro Amatori, per festeggiare i dieci anni di attività teatrale e culturale dell’associazione.
Il teatro rappresenta il teatro nell’adattamento in due atti del regista Enzo Matichecchia dell’opera “Lu café chantant” di Eduardo Scarpetta.

Una platea gremita e divertita ha assistito agli effetti, a volte comici, del tempo che, inesorabilmente, supera e porta al cambiamento, che questa volta è declino. Il declino dell’arte drammatica che s’incarna nei corpi dei due attori Don Felice Sciosciammocca (Andrea d’Amore) e Peppino Diodati (Giuseppe Sasso), increduli nel veder la loro arte denigrata e messa da parte per lasciar spazio al nuovo sollazzo della plebe, simbolo, sul finire del XIX secolo, del divertimento e della vita spensierata: il “caffè cantante”, l’avanguardia del varietà.

Il fardello delle grandi opere, come l’Otello o il Faust, portato dai mariti, colpisce anche Amelia, moglie di Peppino (Barbara Palumbo), e Concetta (Daniela Rubini), moglie di Don Felice, entrambe starlet dell’operetta, coinvolte nella testarda volontà dei mariti di mantenere la loro dignità di “attoroni” impegnati, di non scendere a compromessi, almeno in un primo momento, con il mondo dei café chantant.

Ma chi non riesce ad adattarsi al cambiamento rischia di rimanere insabbiato nella gloria di un tempo che fu e con la pancia vuota: ai due non resta che accogliere la proposta dei due guappi di Don Carlo Pacchione (Enzo Matichecchia), Don Vincenzo (Gigi Di Leo) e Gennarino (Francesco Di Tondo), di essere scritturati al nuovo Café Chantant che proprio Don Carlo, pressato da sua sorella Donna Sofia (Lella Mastrapasqua), ha deciso di aprire a Pozzuoli.

Un continuo intreccio di equivoci e abili giochi di parole hanno accompagnato Luisella (Mally Papagni), figlia dell’usciere Anselmo (Michele Schiavone), e il suo innamorato Giacomino (Enzo Ciani) da Napoli, la città della sfortunata Accademia d’arte drammatica di Don Felice Sciosciammocca, a Pozzuoli, per entrare a far parte degli artisti scritturati da Don Carlo.

La vita modesta di Assuntina (Elida Musci), la donna di servizio dell’accademia napoletana, preoccupata a sopravvivere nella sua città, nella quale ormai ha vissuto gran parte del suo tempo, si incontra e scontra con le giovani speranze di Bettina, la sarta alle dipendenze di Donna Sofia, che sogna di diventare una chanteuse internazionale.

Passato e presente, sogno e realtà, locale e globale, danno vita a uno spettacolo nello spettacolo, la serata inaugurale del nuovo Café chantant, presentata da Gigetto (Vincenzo Raguseo), che con il suo “Et voilà” ha dato ritmo alla rappresentazione delle rappresentazioni di tanti aspiranti “divi” che, come Petite Cocotte (Noemi Mazzola), non riescono a tenere la maschera e si affidano alle loro radici partenopee, che hanno voglia di straniarsi da un tempo e uno spazio che non vogliono: è la prima guerra mondiale.

“Al Gran Café Chantant” gli attori sono diventati spettatori, e gli spettatori attori. E il pubblico, a sua volta, è diventato attore, e poi spettatore di attori spettatori e di spettatori attori.

Come a ricordare che il teatro è la vita e che siamo chiamati a essere spettatori ma soprattutto attori del nostro tempo.