L’esilarante squadra dei Casa Surace poteva mai presentare il proprio libro in modo ordinario e convenzionale? La risposta è no perché l’impronta spassosa e goliardica del gruppo viene fuori sin dal primo istante travolgendo di entusiasmo chiunque e ieri, al Bookstore Mondadori “Vecchie segherie e altre storie” nelle Vecchie Segherie Mastrototaro, per chi ancora avesse dei dubbi, ne è arrivata la conferma. I Casa Surace hanno portato tutta la loro energia contagiosa sul palco del bookstore biscegliese e intrattenuto tutta la gente accorsa, raccontandosi e raccontando con l’originalità che li contraddistingue ciò che è racchiuso in “Quest’anno non scendo”, il loro romanzo d’esordio che li vede approdare dal web alle librerie di tutta Italia. Sul palco alcuni membri del gruppo: Simone Petrella, Alessio Strazzullo, Daniele Pugliese e Andrea Di Maria, Valentina Russo, Renata Perongini, Beppe Polito e l’acclamatissima nonna Rosetta con la sua immancabile ciabatta.
Nel titolo del libro è contenuta la frase che terrorizza, al pari di un film horror di Dario Argento, mamme, nonne e famiglie del sud che aspettano ansiosamente il Natale e le varie festività, per loro sacre e intoccabili, per riabbracciare i propri figli trasferiti nel settentrione per studio e lavoro, riempirli di affetto e al contempo sfornare prelibatezze culinarie succulente pronte a mandare diete in frantumi. Il termine “fuorisede” è ormai marchio distintivo di molti ragazzi della nuova generazione che decidono di emigrare al nord per fare esperienza, e a volte “costretti”, per cercare lavoro o studiare. E chi, meglio di loro, può simpaticamente rappresentare e riconoscere il divario e le differenze tra le usanze e dei modi di fare del nord e del sud.
“E’ la storia di un ragazzo che comunica a sua madre Antonietta che non potrà scendere giù a Natale per motivi di lavoro. La donna è sconvolta e così la famiglia Capaccio decide di andare di sorpresa a trascorrere le vacanze a Milano dal figlio”, questo è ciò su cui ruota il libro come spiega Daniele Pugliese, “Ma è anche un viaggio che racconterà un po’ tutta l’Italia perché con la loro automobile passeranno per tutte le regioni”. E aggiunge: “Un tour svolto in giro per l’ Italia anche per noi di Casa Surace che durante le nostre tappe abbiamo già consegnato e continueremo a portare il “pacco da giù” a chi non può scendere e tornare a casa questo Natale”.
La serata parte con una particolare richiesta che la squadra rivolge al pubblico: “Volete fare una tombolata o presentiamo il libro?” e vengono così consegnate a tutti cartelle e fave da posizionare sulle caselle, pronti a giocare e anticipando di qualche giorno l’apertura delle danze della tanto amata (e per alcuni odiata) tombola natalizia. I Casa Surace hanno interagito con i presenti creando simpatici siparietti e permettendo a tutti di partecipare attivamente salendo in scena, il tutto intervallato da battute, risate, musiche ed entusiasmo dilagante a ritmo di ambo, terno, cinquina, i cui premi venivano man mano ritirati in gruppo sul palco. Ultimo dei premi, il più invitante, quello per la tombola: il tanto famoso e celebrato pacco, meglio noto come “pacco da giù”, quello colmo di prodotti tipici del sud che il fuorisede al nord attende con impazienza che gli venga spedito dalla propria famiglia.
L’aspetto era quello di una tombolata con una famiglia allargata, il tabellone nelle mani di nonna Rosetta, gli immancabili “ambo” anzitempo e le fatidiche domande “E’ uscito il 15? E il 71?”, per poi giungere all’estrazione del numero 65 durante il quale Andrea Di Maria ha dedicato un momento alla lettura di un estratto del libro.
Divertenti, genuini senza mai prendersi troppo sul serio, i Casa Surace, interamente made in sud, si sono fatti largo nella rete grazie ai loro video da più di mezzo miliardo di visualizzazioni su Facebook e YouTube, in cui è difficile, se non impossibile, non riconoscersi o non ritrovare quel sud caloroso, abbondante, seppure dai toni accentuati. I Casa Surace sono amati e seguiti, come lo dimostra la grande folla di gente all’interno delle Vecchie Segherie Mastrototaro, perché smontano stereotipi ed evidenziano atteggiamenti, consuetudini e sfumature tipiche del meridione con ironia, spiccata autoironia e quell’intelligenza di chi sa analizzare le mille sfaccettature e sa guardare anche oltre i propri confini pur trasmettendo l’immenso legame alle proprie radici.