Ha fatto registrare un orgogliosissimo sold out lo spettacolo teatrale “Don Chisciotte, storia di un sogno interrotto” svoltosi ieri, 9 gennaio 2016, al teatro Garibaldi di Bisceglie. Ad annunciare il fiero traguardo, prima del sipario, è lo stesso Giovanni De Feudis, regista e produttore dell’opera che, con la collaborazione di Fabio Beltramini per le musiche e di Tony Lofaro per le coreografie, ha portato in scena l’opera più celebre dello scrittore spagnolo Miguel de Cervantes.
Il protagonista del romanzo è stato interpretato, magistralmente, da un notevole e versatile Giorgio Pasotti. Mediante lunghi monologhi, accompagnati da coreografie e simpatici sketch, si è tracciata la lunga ed articolata storia di Alonso Quijano, un nobiluomo così appassionato di romanzi cavallereschi da immedesimarsi in essi e reinventarsi, fantasticamente, cavaliere errante. Si conferisce il nome di Don Chisciotte ed intraprende un viaggio che attraversa la Spagna, combattendo eserciti, cavalieri e giganti, in un mondo immaginario, edificato esclusivamente dalla sua inventiva. In questa missione è guidato da semplici propositi: l’amore per Dulcinea del Toboso (anch’essa frutto della sua mente) e la lotta contro i soprusi. Due ingredienti che farebbero pensare ad un eroe, ed invece, a causa della sua follia, è vittima di derisione e preoccupazione da parte della società.
La follia rappresenta, infatti, uno dei temi fondativi del romanzo di Cervantes, ed è stata rievocata con sensibilità e forza comunicativa in alcune riflessioni del Don Chisciotte di Pasotti. E’ sì il tarlo invisibile che ha corroso la mente del protagonista, ma è anche la grande risorsa che gli consente di vivere in maniera personale la realtà, rivoluzionarla, sovvertirne l’ordine e colorarla come fanno i bambini. La pazzia rappresenta, così, un’estensione dell’infanzia per la fantasia che le è concessa, ma anche un privilegio elargito a pochi, dal momento che il contrario di pazzia è stupidità, perché “senza follia non si cambia il mondo”.
Uno spettacolo che è riuscito in maniera brillante a snellire e riassumere un’opera titanica presentandoci un Don Chisciotte moderno e contemporaneo, capace di soffermarsi, tra le altre cose, anche sull’importanza dei libri e del loro inestimabile valore nella storia del mondo. Ha approfittato del passaggio in cui è narrato il rogo dei romanzi cavallereschi, come misura utile a guarire la pazzia di Alonso, per fare una piccola digressione sui roghi di libri che hanno tristemente interessato il nostro passato, fino a giungere, purtroppo, al nostro presente. Li ha definiti “cassaforte delle idee”, strumenti utili a conferire libertà, e indipendenza di pensiero. E’ stato curioso vedere come un messaggio così importante, in un’epoca in cui si legge sempre meno, venisse veicolato da un personaggio del 1600 che, con grande semplicità, ci ha insegnato che “ciò che nasce da mente e cuore è ignifugo”.
In quel “storia di un sogno interrotto”, che leggiamo nel titolo, è riassunto il senso dell’opera intera: Don Chisciotte non ha smesso di essere folle poiché non ha mai smesso di essere bambino. Non ha accettato che “il sogno”, che è quello di vivere guidati dall’immaginazione, cercando una realtà diversa dalla propria, venisse interrotto dall’età.
Foto di Nicola Mastrototaro