Il prossimo 21 febbraio sarà presentato in anteprima il cortometraggio “Cara Alice” di Gabriele Armenise, prodotto dalla Sadico Film Factory, co-fondata dal biscegliese Fabio Salerno, che è anche attore protagonista di questo piccolo importante film sul dramma collettivo e privato della Fibronit, la cosiddetta “fabbrica dei veleni”.
Il corto del ventunenne barese Armenise, allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, sarà presentato in conferenza stampa presso l’area ex Fibronit di via Caldarola e proiettato in anteprima assoluta al pubblico alle 15.30 presso l’Apulia Film Commission di Bari, Lungomare Starita 1. Il film è stato realizzato con il contributo del Garante Regionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Puglia, dott. Ludovico Abbaticchio, e della cooperativa sociale “Il Nuovo Fantarca” di Bari.
Alla conferenza stampa delle ore 10 presso l’area ex Fibronit di Bari parteciperanno oltre al regista, la presidente del Consiglio Regionale, Loredana Capone; l’assessore all’Ambiente del Comune di Bari, Pietro Petruzzelli; il sindaco Antonio Decaro; il Garante Regionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Puglia, dott. Ludovico Abbaticchio; il presidente del Comitato Cittadini Fibronit, Nicola Brescia; la presidente del “Nuovo Fantarca”, Rosa Ferro. Alla proiezione a ingresso gratuito, fino ad esaurimento posti, delle 15.30 all’Apulia Film Commission interverranno il regista, il protagonista Fabio Salerno, il cast e i produttori.
Entrambi gli incontri saranno moderati dal docente di Storia del cinema all’Università di Macerata e critico cinematografico Anton Giulio Mancino. Tra i partecipanti all’anteprima delle 15:30, anche Alessandro Loprieno fondatore e Ceo di We Short.
Cara Alice, esempio di cinema civile e intimista, opera appassionata e lucida di uno dei cineasti emergenti del panorama barese come Gabriele Armenise, contribuisce a riportare in chiave audiovisiva all’attenzione di tutti l’inveterata questione del rapporto tra salute e lavoro che nella pesante eredità del caso Fibronit, tra “pane e amianto”, ha rivelato il suo volto più cupo.