Dieci anni fa, l’8 agosto 2011, Franco Battiato, dal palco dell’Arena del Mare di Bisceglie, annunciava “tempi diversi”, guardando con gioia “l’aria nuova che soffiava nel Paese”. La tappa biscegliese si inseriva nel lunghissimo tour estivo che Battiato aveva intitolato come uno dei suoi brani più celebri: Up Patriots to Arms!
“Quella frase è un invito a darsi una svegliata, e a quanto pare ce la siamo data”, spiegava il cantautore siciliano dal palco. “Me lo hanno ricordato un paio di signore incontrate in questi giorni al supermercato. La canzone conteneva un messaggio piuttosto violento, esplicito. Ho voluto riprenderla per darle un senso sociale, più che politico. Sulle barricate e le rivoluzioni di piazza l’ho pensata spesso come Ionesco, che, guardando le sommosse parigine del ’68 dalle finestre dell’editore Gallimard, apostrofava i tipi del movimento studentesco dicendogli che sarebbero stati i padroni di domani. Ma stavolta no, aderisco con tutto me stesso alle proteste dei precari e degli studenti, di chi meriterebbe di avere un posto di lavoro e non ce l’ha”.
Erano gli ultimi mesi del governo Berlusconi IV e Battiato cantava Inneres Auge: «Che c’è di male a organizzare feste private con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello Stato? Non ci siamo capiti e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?». Il pubblico biscegliese, calorosissimo, lo acclamava: “Franco, Franco”. Il cantante rispondeva con ironia: “Gridano la stessa cosa anche quando mi esibisco in Spagna, dove però ascoltare quel nome mi inquieta sempre parecchio”.
Il tour di quell’estate, personalmente pensato e curato dallo stesso Battiato, si poneva come sintesi degli ultimi 35 anni della sua carriera: i grandi successi, un nuovo arrangiamento ritmico de La Cura, ma anche Auto da fé, Summer on a solitary beach, Shock in my town e La ballata del potere. Un tour fatto per “cantare in piedi”, impossibile da contenere in Poltronissima, Poltrona, Galleria I e Galleria II. Uno spettacolo che, anche plasticamente, con il contributo del pubblico, doveva restituire l’idea di movimento e di conflitto. Fu così che, sulle note di Cuccurucucu, gli spettatori seduti nelle file più lontane si alzarono, superarono le transenne e si mischiarono con i “privilegiati” delle prime file, sotto lo sguardo compiaciuto del “Maestro”.
Di seguito, un tentativo di ricostruire la scaletta di quella serata:
- Up Patriots to Arms
- Auto da fé
- No Time No Space
- Un’altra vita
- Tra sesso e castità
- Il cammino interminabile
- Il ballo del potere
- Shock in My Town
- Inneres Auge
- Gli uccelli
- Segnali di vita Play
- J’entends siffler le train
- La canzone dei vecchi amanti
- Povera patria
- Prospettiva Nevski
- Le aquile
- La cura
- I treni di Tozeur
- La stagione dell’amore
- L’era del cinghiale bianco
- Voglio vederti danzare
- Summer on a Solitary Beach
- Cuccurucucù
- L’animale
- E ti vengo a cercare
- Stranizza d’amuri
- L’addio
- Centro di gravità permanente