Ghali, l’autore che ha portato le sonorità mediorientali nel rap italiano, cambiando il modo di percepire il genere e di rappresentare quelle “seconde generazioni” a lungo private di una voce così netta e riconoscibile, si è esibito ieri sera, sabato 25 luglio, nel primo grande evento musicale della stagione estiva della discoteca DF, tornata ad ospitare gente dopo i lunghi mesi di chiusura forzata. Ad accompagnare il rapper sul palco, il dj che lo segue ormai da tre anni e che ha curato anche il suo ultimo disco: Dev, al secolo Davide De Pinto, biscegliese trasferitosi stabilmente a Milano ormai da cinque anni (tanto da essere stato scelto come uno dei volti per la campagna “Milano è sempre quella perché non è mai la stessa” per promuovere l’immagine della città dopo il lockdown). Davide è tornato così nel paese in cui è nato e cresciuto e nel club dove esattamente 12 anni fa aveva suonato per la prima volta, quando ancora i palchi del Tomorrowland e del Lollapalooza sembravano lontani.
Lo stesso Ghali, condividendo l’entusiasmo del suo amico nel tornare in quel luogo dove era avvenuto il suo “battesimo del fuoco”, aveva dedicato a Dev un post su Instagram poco prima dell’esibizione: “Stasera suoniamo in un club di Bisceglie, in Puglia, nel paesino in cui sei cresciuto, in cui hai sognato tanto prima di venire a Milano a realizzarti. In Italia spesso si pensa che se non vieni da grandi città non puoi coltivare la tua passione o portarla ad un livello superiore. Hai dimostrato il contrario. Perché ami la musica e se ami qualcosa non importa da dove vieni perché nel mondo c’è bisogno di gente che si muove con dedizione. La gente non sa quanto sei felice di tornare a suonare qui”.
È chiaro, vedendolo in scena, che la voglia di tornare sul palco, di promuovere il nuovo disco Dna, di confrontarsi con il pubblico per capire cosa funziona e cosa no, era tanta. Il debutto discografico, avvenuto a ridosso del lockdown, non è stato ancora accompagnato da alcun tour promozionale, costringendo il cantante a rinviare le date precedentemente calendarizzate. Ma già agli inizi di giugno aveva annunciato che “quest’estate alcune cose in amicizia, anche non ufficiali”, sarebbe saltate fuori fuori. Ed eccolo quindi sul palco del DF di Bisceglie nel tentativo di introdurre al suo pubblico quelle nuove sonorità che ha ritenuto adatte per raccontare lo smarrimento di chi è stato travolto dal successo senza prima aver imparato come gestirlo. Nella traversata verso nuove sponde musicali, il rapper ha chiesto una mano ad un po’ di amici: da Soolking, con cui canta (anche in arabo) in “Jennifer”, recuperando la tradizione del raï algerino, fino a Mr Eazi, artista nigeriano della scena afro-trap.
A chiudere l’album una traccia (“Fallito”) che racconta delle ansie di una quotidianità che non può tornare come prima, “quattro amici e una panchina”. Di un mostro sotto il letto che diventa confidente e amico, che, quando “la festa è finita” e “tutti se ne vanno via”, rimane a farti compagnia. Un processo di esorcizzazione personale che si fa collettiva, specialmente adesso, in cui tantissime persone, dopo mesi diversi e lunghissimi, si sono detti: “Non torno come prima”. La collettivizzazione della fase creativa (i numerosi featuring dell’album) e successivamente della performance. In pista si balla e sembra di assistere ad un trattamento riabilitativo dopo un incidente che ha compromesso alcune capacità motorie e sensoriali. Ad una gigantesca seduta di fisioterapia.