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Un pianoforte, un violoncello, un palco e tre musicisti, accomunati non solo da un legame familiare ma anche da un’immensa, travolgente passione per la musica. Sono stati Ludovica, Beatrice e Vincenzo Rana ad aprire ieri, domenica 27 dicembre, il primo appuntamento musicale della programmazione organizzata dal Sistema Garibaldi e diretta da Carlo Bruni.

Suggestive note hanno animato l’intero teatro, un crescendo di emozioni che non ha smesso di incantare tutto il pubblico presente, emozionalmente coinvolto e affascinato dalla maestria e dalla bravura di questa talentuosa famiglia d’arte che conta numerose collaborazioni con orchestre, fondazioni e figure prestigiose del panorama musicale nazionale e internazionale. Un’atmosfera sognante alternata da silenzi e da tantissime emozioni disparate, in cui le parole hanno lasciato spazio alla magia della musica che si rivela in tutta la sua espressione e in tutta la sua bellezza.

I tre artisti hanno eseguito dei grandi classici con indiscussa capacità e perfezione, partendo da J.S. Bach di cui Ludovica con il suo violoncello ha riprodotto una “Suite in Mi bemolle maggiore BWV 1010″ (Preludio, Sarabanda, Giga), Beatrice e Vincenzo hanno proseguito con le “Danze Ungheresi” scritte da J. Brahms (n.1 allegro molto – n.2 allegro non assai – n.3 allegretto – n.5 allegro – n.6 vivace) con il pianoforte a quattro mani.

Poi, è stato il momento di Ludovica con suo padre Vincenzo, rispettivamente al violoncello e al piano, con “Adagio e Allegro Op.70” di R. Schumann (Langsam, mit innigem Ausdruck – Rasch und feurig- Etwas ruhigert  – Tempo I) e ancora Beatrice con “Le Valse” di M. Ravel e Vincenzo con “Casta diva che inargenti” di A. Fumagalli nell’opera Norma di V. Bellini. Ed infine, l’esecuzione di una sonata per violoncello e pianoforte in Sol minore Op. 19 (Lento. Allegro moderato – Allegro scherzando – Andante – Allegro mosso) di S. Rachmaninoff, suonata da Ludovica e Beatrice.

Impossibile non essere catturati dallo stile impeccabile, dalle loro mani e dal movimento delle dita che, veloci, si muovevano su corde e archetto e sulla tastiera con sicurezza e totale padronanza. E ben percepibile è stato anche l’amore, la sintonia e la complicità tra il padre e le due figlie, in un quadretto familiare che ha trasformato il teatro in un luogo intimo e accogliente.

La serata si è conclusa con un fuori programma, un ultimo ed emozionante brano eseguito con pianoforte e violoncello, dedicato alla “parte biscegliese” della loro famiglia a cui sono profondamente legati.