Chi avrebbe scommesso qualche lira a settembre del 1984 che un’idea nata per gioco da un gruppo di amici ricchi di entusiasmo, fantasia e allegria, si sarebbe trasformata in una storia lunga 40 anni? 

Quei ragazzi cercavano dei testi di commedie in vernacolo da portare in scena con l’intento di continuare a “divertirsi e divertire” consolidando la tradizione del teatro dialettale biscegliese generato dai pionieri Franco Contò, Pompeo Camero e Donato De Cillis, autori de “La proprietò de la bonèneme”, proseguita con Giacomo Di Pierro, Gianni Rigante e Mario Camero, autori di “Cùsse Càpedénne nu passéime scequénne scequénne”, Sergio Logoluso, autore di “Géscrìste Story”, Michelino Camero, autore di “Pìure re sòl fòce le véirme”. E allora, piuttosto che attingere a testi già scritti perché non provare a creare nuove storie? Pino Tatoli, che si accinge a mettere in scena la sua trentunesima commedia, cominciò a cimentarsi con la scrittura inventando storie al limite dell’assurdo, creando personaggi divenuti popolari nel corso degli anni. Senza una squadra forte e coesa, tuttavia, i risultati non si ottengono per un tempo così prolungato. 

Nella duplice veste di regista e primattore, Uccio Carelli, alias Andrea Di Dio, è uno dei pilastri su cui è stato costruito il percorso virtuoso. Oltre ad interpretare il ruolo del capofamiglia, infatti, Uccio dirige la messa in scena delle commedie in qualità di regista, occupandosi anche di formare il gruppo di attori che, oltre al nucleo storico, si arricchisce spesso di nuovi volti.

Franco Di Bitetto, nonna Rosina, la vecchietta sprint cui il tempo sembra non trascorrere, Ciccio Mastrodonato, Gianni, figlio di Andrea e precario a vita, Vincenzo Lopopolo, Pantaleo, l’amico di famiglia onnipresente, appartengono al nucleo portante della compagnia che nei quattro decenni trascorsi ha recitato e si è occupato dell’organizzazione. 

L’esordio avvenne il 19 dicembre del 1985 con “Lucche lucche se frecò la vermecocche”, cui seguì nel 1987 “Andrà all’aschìre nan parà”, rappresentazione molto apprezzata da critica e pubblico, replicata in altre cinque occasioni nei successivi anni. Dopo una pausa riflessiva tra il 1990 e il 1994, la Compagnia Dialettale Biscegliese si rimise in moto nel 1995 portando in scena “Andrà…mezzanotte ove arrèvote e le guàie si accappòte” e “Andrà, da femmene e fòuche scappe quanne pòute” . Quest’ultima fu replicata nel marzo 1996 oltre Oceano per i numerosi biscegliesi emigrati a New York nel dopoguerra. L’esperienza in U.S.A. ha tracciato il solco per portare le commedie nella comunità biscegliese residente a Milano: nel 1997 al Teatro Gnomo la Compagnia presentò “Tra Natòle e Capedenne ad Andrà è assà u denne”, nel 1999 al Teatro Carcano, sempre a Milano, presenti con “Quanne tròuve na cepodde fusciatinne fodda fodde”, nel 2001, ancora al Teatro Carcano, in scena con lo spettacolo dal titolo: “Tel chi i Terun” una sorta di parodia di “Tel chi el Telun” di Aldo, Giovanni e Giacomo e nella primavera de 2003 “Tra chenène e ballerene ov’aggègghìote nonna Rosene” al Teatro delle Erbe di Milano la commedia.

Un viaggio di quattro decenni, quindi, che ha visto la compagnia regalare all’affezionato pubblico momenti di pura comicità, spesso prendendo spunto da problematiche legate alla realtà locale, inclusi pregi e difetti. Per festeggiare i 40 anni la Compagnia Dialettale Biscegliese presenterà il 28, 29, 30 novembre e 1 dicembre (due spettacoli) la commedia dal titolo “Andrà…ce tèine la proprietò, m-bacce o nàse u sia pegghiò”.

Stavolta, Andrea Di Dio sarà alle prese con una storia di ordinaria burocrazia, a causa della tentata vendita di un terreno di proprietà della nonna Rosina, che creerà notevoli grattacapi e turberà la routine familiare. Per sapere come andrà a finire non resta che prenotarsi al botteghino per trascorrere una serata all’insegna del sano divertimento.