“Leggeri conoscitori dell’uomo”, così erano definiti da Ugo Foscolo, quegli individui che adoperavano una “poesia ragionatrice”, un linguaggio filosofico nella dimensione comunicativa, privo di qualunque potere di fascinazione derivante dal vago e dalle illusioni. C’era, invece, chi in maniera innocente, quasi ingenua, creava una metafora, come accadeva a Mario, nel film “Il postino”, ultimo ruolo dell’indimenticabile Massimo Troisi, il quale “si sente come una barca sbattuta in mezzo a tutte queste parole”. E sono stati proprio la poesia e il mare i temi della riflessione del poeta e scrittore romagnolo Davide Rondoni, che ieri sera, sabato 01 ottobre, è intervenuto nella manifestazione dal titolo “Il mare dentro” alle Vecchie Segherie Mastrototaro, intervistato da Annalisa Nettis.
“All’interno della poesia c’è sicuramente la dimensione dell’infinito”, esordisce lo scrittore. “In una poesia molto bella di Charles Baudelaire dal titolo ‘L’uomo e il mare’, egli scrive che l’uomo avverte dentro di sé un senso di infinito, a cui il mare, ogni qualvolta lo si guarda, ti richiama. Nello strano movimento delle onde”, continua Rondoni, “c’è qualcosa che assomiglia alle parole. Piccole onde che ci consentono di instaurare una relazione con il mondo, portatrici della grande eco del mare e del senso di mistero del reale”.
In secondo luogo il poeta ha incentrato il suo discorso sul ruolo dell’arte, asserendo: “L’arte è quel gesto che l’uomo compie quando la realtà lo colpisce, lo commuove, lo muove un’onda, potremmo dire.” “Dunque”, prosegue Davide Rondoni, “le parole solite non bastano e l’uomo compone, rispondendo con le parole a questa strana domanda”. Inoltre il poeta fa riferimento a una delle “Tre Corone” della letteratura italiana, Dante Alighieri, il quale nel Purgatorio alla domanda “Perché scrivi?”, risponde: “I’mi son un che, quando Amor mi spira, noto”. “L’amore per Dante”, specifica lo scrittore, “non è un mero sentimento che si prova per qualcuno, ma il mistero e l’energia che crea tutto. L’esperienza poetica la facciamo tutti”, fa notare Rondoni, “quando abbiamo a che fare con una persona particolarmente cara, utilizziamo dei soprannomi. Quest’attività indica un mettere a fuoco”, prosegue lo scrittore, “ciò che quella realtà o quel pezzo di mondo vuole comunicarci. Il linguaggio poetico nasce proprio così, dal soprannominare il mondo quando le parole non bastano”.
Alla domanda sul perché Davide Rondoni definisce il mare “incendiato della misericordia”, il poeta sostiene: “La misericordia è un carburante, una benzina che fa andare avanti il mondo. Senza la vicinanza del cuore al misero, in primis io, senza questo supplemento di attenzione in più, la società si ferma e i rapporti diventano metallici”. Inoltre Davide Rondoni focalizza l’attenzione sul concetto di perdono, affermando: “Il perdono è un’azione che rompe le leggi di natura, in quest’ultima manca un elemento che, invece, è presente nell’uomo, la libertà. L’uomo rompe con l’assoluta necessità presente in natura, come avrebbe detto Montale ‘l’anello che non tiene’, lo sbaglio di natura, perché l’essere umano compie un gesto assolutamente libero”, conclude Rondoni.