Ieri, lunedì 25 agosto, è giunta al suo tredicesimo appuntamento la fortunata rassegna letteraria Libridamare, promossa dal Presidio del Libro di Bisceglie. Protagonista della serata, svoltasi nella suggestiva cornice della banchina Approdi, è stato lo scrittore e musicista Daniele Di Maglie, che ha presentato al pubblico biscegliese la sua ultima opera editoriale “L’Altoforno: l’ILVA nei racconti e nelle canzoni di un cantautore di Taranto”, libro che nasce dall’esigenza di esplorare il complesso rapporto tra la fabbrica siderurgica e la popolazione tarantina e raccontare, sotto forma di favola, la sua ingombrante presenza nella vita di tutti i giorni. L’ex Italsider venne annunciata ai tarantini come un’epifania, un importante passo avanti verso il futuro e la modernità, tanto che i cittadini, allettati da questa prospettiva di sviluppo, non si rendevano conto della pericolosità dei suoi fumi. L’economia tarantina di quegli anni era prevalentemente basata sulla pesca e sul commercio di prodotti caseari e l’arrivo di una fabbrica di tale proporzioni apparve a tutti come una nuova speranza per un futuro migliore e come una garanzia di reddito e lavoro. 

L’autore, che da adolescente si trasferì proprio nel quartiere Tamburi di Taranto, incarna l’intera realtà siderurgica della città nell’imponente figura del “sifone”, immaginato come una candela gigante che da una parte ristora con il proprio calore la città, dall’altra la soffoca con la sua cera. L’antagonista del “sifone” è invece rappresentato da Sisifo, un malato terminale che è stato avvelenato dai fumi della fabbrica e che cerca in tutti i modi di compiere la sua vendetta personale. Quest’ultimo, originario della città vecchia di Taranto, uno dei pochi luoghi da cui non è possibile vedere l’imponente sifone, riprende il mito greco di Sisifo che, come gli abitanti della città pugliese, è condannato a trasportare il proprio fardello senza possibilità di espiazione. 

Il secondo racconto del libro narra invece della frustrazione di un ragazzo combattuto tra la voglia di scappare via e l’attaccamento  alla città che ama e che lo ha visto crescere. Lo stesso autore, nonostante l’amore verso il proprio luogo di nascita, ha avuto la necessità di fuggire da una città che aveva scommesso tutto sulla siderurgia e che sembrava non avere un piano B. I tarantini vengono rappresentati nel libro con la metafora di un rospo rinchiuso in un secchio che, per quanto cerchi di scappare, non riuscirà mai a vedere oltre l’orlo della propria gabbia. E’ come se gli abitanti della città pugliese avessero vissuto questi ultimi decenni come i prigionieri della caverna di Platone, fissando le ombre sulle pareti e assimilando quelle rappresentazioni fittizie come verità, ignorando ciò che effettivamente avveniva al di fuori di quelle mura. 

Di Maglie, inoltre, ha regalato ai numerosi partecipanti un corposo live set, proponendo un vasto repertorio folk cantautoriale che ha divertito ed intrattenuto il pubblico e anticipando alcuni brani da “Le costole africane”, nuovo album in uscita il mese prossimo. 

A moderare il dibattito il giornalista biscegliese Gabriele Caruolo, membro della nostra redazione. 

A fine serata è stata offerta ai partecipanti una degustazione di prodotti tipici offerta da L’Osteria del Porto