La simpatia e l’ironia di uno dei più celebri volti del giornalismo sportivo italiano unite alla capacità di raccontare una storia di amicizia. Tutto questo è Pierluigi Pardo che, con il suo semplice e diretto modo di essere, ha coinvolto la platea di Piazza Castello nella presentazione del suo primo romanzo: Lo stretto necessario.

Un racconto che a dispetto della professione dello scrittore vede il calcio solo come lo sfondo sul quale si sviluppa un’intricata vicenda che mette in primo piano l’amicizia tra Giulio, un 43enne pubblicitario milanese soddisfatto della sua vita, e Federico, suo migliore amico che chiede a Giulio di accompagnarlo in un viaggio che diventerà un modo per fermarsi a riflettere rispettivamente sulle proprie vite. Il tutto ambientato nei quaranta giorni di quel trionfale mondiale del 2006 che vide l’Italia salire sul tetto del mondo. Quello di Pierluigi Pardo è un libro dove sono protagoniste anche le donne, dove l’ironia lascia spazio anche alla drammaticità e che tocca tantissimi temi come emerso dalle parole dello scrittore: “La musica, il cibo, il viaggio e il calcio sono le colonne sonore di questo romanzo”. Importante è stato anche conoscere dal diretto interessato come si è approcciato e che significato ha avuto per lui scrivere questo primo racconto: “Non sapevo se sarei arrivato fino alla fine, faccio tante cose ma il romanzo è un’altra cosa non è solo ispirazione, è come costruire un palazzo lo si fa giorno dopo giorno. Scriverlo è stato bellissimo, terapeutico, ho scoperto la bellezza di tenere spento il cellulare per ore”. Tornando all’importanza delle donne nel romanzo lo scrittore ha confessato che nonostante il punto di vista maschile della vicenda sono le donne ad essere celebrate, esse vincono e risolvono i problemi ed è proprio il personaggio di una donna, Marta, quello che ha sentito più vicino a lui: “Marta è il personaggio che amo di più, quello che è realmente esistito di tutti quelli raccontati. Inoltre le figure di riferimento della mia vita sono mia madre e mia moglie.”

Ma vi sono altri elementi della vita del conduttore televisivo che rientrano nella narrazione come i gusti musicali del protagonista che rispecchiano quelli di Pierluigi Pardo, grande fan di Bruce Springsteen, oppure il lavoro che svolge Giulio che ricalca esattamente ciò che lo scrittore faceva prima di diventare un telecronista di grande successo, ovvero il responsabile marketing subito dopo la laurea in economia.

Sulla possibilità che il calcio riesca ancora ad emozionare non vi sono dubbi: “Le partite sono come i concerti, rimandano ai ricordi. Ti chiedi con chi fossi e dove quando ripensi ad una vecchia partita. Il calcio è un luogo di memoria, emozioni. Il mondiale con quei colori e quei popoli ti dà l’idea che possa essere uno strumento per superare i problemi che ci sono nel mondo.” Anche sul giudizio che offre del suo lavoro il conduttore è molto chiaro: “Fare il telecronista era un sogno, quello che volevo fare da bambino. E’ meraviglioso raccontare il calcio mi fa pensare di essere un protagonista perché sei il tramite tra le persone e ciò che vedono.”

Una battuta è stata fatta anche sul sud che per lo scrittore è un elemento fondamentale del racconto, infatti il viaggio da Milano a Monopoli è un atto d’amore per il meridione. I due protagonisti toccano varie zone d’Italia ma, soprattutto per lo scrittore, la sua anima appartiene al Mediterraneo che è il luogo della sua giovinezza.

In chiusura il noto conduttore televisivo ha concluso con quello che a suo avviso è lo scopo della vita di ogni uomo ovvero la felicità: “Ognuno di noi è attratto da situazioni diverse. Ogni tanto fermarsi, uscire dalla confort zone, fa bene. Non si deve cambiare per forza ma bisogna capire se si è felici, poichè questa è l’unica cosa importante della vita.”