Nel tardo pomeriggio di ieri, domenica 12 marzo, nel graziosissimo “spazio per sognatori”, il teatro don Luigi Sturzo di Bisceglie, per la rassegna “Scena84” diretta da Tonio Logoluso, è andata in scena, da parte della Compagnia dell’Eclissi di Salerno, una commedia del drammaturgo modernista Luigi Pirandello dal titolo “O di uno o di nessuno”.
Al centro della scena due amici per la pelle, Tito e Carlino, amici a tal punto da condividere non solo il lavoro e la camera in cui vivono, ma anche la stessa donna: Melina. Quest’ultima, un vero e proprio “miracolo di semplicità”, possiede tutte le virtù per essere una brava donna ma, dietro queste maschere, si nasconde un passato e un presente vissuto da prostituta.
Da un rapporto biunivoco e separato con Tito e Carlino, nascerà un lungo periodo di travagli: non solo per Melina, che dovrà affrontare i lunghi mesi di attesa per un bambino in arrivo, ma anche per i due amici divisi ora da odi ed egoismi. Sentimenti figli non solo della casualità della vita e di come questa li metta di fronte a scelte e situazioni che non riusciranno a controllare, ma anche della dubbia paternità, poiché non si saprà mai, nemmeno al termine della commedia, chi sia realmente il padre del nascituro, se di Tito o di Carlino.
A imbizzarrire una situazione di per sé già bizzarra ci pensa la penna di Pirandello, capace di rappresentare in modo del tutto naturale e nitido la coscienza e la psiche umana. Sia Tito che Carlino si vergognano dell’errore fatto e di aver risvegliato un vecchio diletto giovanile chiamato Melina ma, nonostante tutto, cercheranno di discolparsi e di mantenere una limpidezza sia morale che etica. Così nascerà una commedia, per dirla alla Pirandello, “grottesca”: una commedia dove non verrà inscenato solo il carattere ludico della vita, figlio di eventi e situazioni come quelle accadute ai due giovani compagni, ma anche quello tragico. Il comico non è altro che l’ombra goffa che il tragico porta e porterà, per tutta la commedia, dietro di sé.
Perno centrale di questa chiara “commedia borghese” è l’avvocato Merletti, il quale metterà, sin dall’inizio, a nudo le coscienze dei due giovani e farà comprendere, ad ognuno dei due, come tutto sia nato per un loro puntiglio, per la volontà da parte di entrambi di non prendere un accordo. L’ego ed una maschera di apparente virilità, porterà Tito e Carlino ad allontanarsi, facendogli conoscere, però, quanto sia impossibile vivere liberi, quanto sia finta la loro libertà e come dalla trappola sociale non si scappi. Si ritroveranno in occasione della nascita del figlio di Milena, quest’ultima felice per l’avvenimento ma anche straziata per aver fatto crollare, a causa sua e del bambino, un rapporto di amicizia duraturo come quello tra Tito e Carlino.
Milena morirà e lascerà il futuro di suo figlio nelle mani dell’assurdo caso, poiché nemmeno di fronte alla morte di Milena i due giovani riusciranno a venire a capo della loro diatriba senza fine. Il neonato verrà affidato ad un certo signor Franzoni, il quale deciderà di adottare questo figlio “o di uno o di nessuno”.
L’opera incomincia e termina nello stesso modo, con Tito e Carlino sempre divisi da una scacchiera e dalle loro convinzioni, incapaci di stare a fianco.